2014 - Mondiali d'argento


Sono stati i campionati mondiali dell’amicizia; questa è la prima impressione a caldo, che va oltre le classifiche, i riscontri cronometrici, i risultati tecnici.

Atleti, tecnici ed accompagnatori provenienti da mezzo mondo hanno dato vita ad un evento dove la fratellanza in nome dello sport è stato di gran lunga il valore più rappresentato, dalla cerimonia di apertura, vissuta tra abbracci, sorrisi, strette di mano e gioia di re incontrarsi, fino al termine della cerimonia di premiazione quando, archiviata la parte protocollare, il parterre si è trasformato in una enorme discoteca, con i decibel che schizzavano ancora più su delle medaglie d’oro; è stato grande, è stato bello, ne è valsa la pena.

Il nostro cammino è cominciato come sempre da lontano.

A gennaio abbiamo ufficialmente insediato la squadra mondiale e a tutti sono stati assegnati obiettivi di miglioramento precisi, personalizzati, concreti, raggiungibili e misurabili, oggetto poi di approfondita analisi nel corso dei ritiri collegiali che si sarebbero susseguiti nei mesi successivi per affinare la preparazione e limare le sbavature. 

Abbiamo lavorato sodo, seguendo scrupolosamente quanto concordato e già dopo le prime settimane abbiamo avuto le prime conferme cronometriche della validità del metodo intrapreso.

Abbiamo lottato contro le magagne fisiche, che hanno afflitto più di uno di noi, ma che con caparbietà e voglia di soffrire sono state superate brillantemente; abbiamo sopportato in silenzio i capricci delle prime donne e il dileggio degli invidiosi ma, forti delle nostre convinzioni, siamo andati avanti compatti e decisi e ci siamo presentati ben carichi alla partenza.

Come sempre toccante la cerimonia protocollare di apertura, in un crogiolo di lingue e di colori, a volte commossi per lo sfilare della propria bandiera, a volte gioiosi fino alla soglia del rumore nei momenti meno ufficiali; durante i discorsi protocollari, i vertici del Nordic Walking mondiale, hanno una volta di più stigmatizzato l’atteggiamento di alcune nazioni e di alcune associazioni che relegano il nostro sport a pratica salutistica o escursionistica e, con grande energia, hanno indicato nell’agonismo la vera strada da seguire per avere una migliore crescita tecnica e culturale del Nordic Walking.

Se nella tre giorni tedesca c’è stato un momento in cui l’orgoglio di essere italiani ha vacillato, certamente è stato quello, perché la tirata d’orecchie all’italica gestione del Nordic Walking è giunta forte e chiara.

Ci siamo rifatti alla cerimonia protocollare di premiazione, che si è aperta sulle note di “Volare”, dell’indimenticabile Mimmo Modugno, facendoci saltare in piedi col tricolore in mano, cantando a squarciagola ed innescando una battaglia di bandiere con le altre nazionali presenti.

La gara ha visto confermato lo strapotere dei tedeschi, contro il quale a nulla sono valsi gli sforzi dei professionisti polacchi, francesi, lettoni, austriaci.

Storico il guizzo di Daniela che, polverizzando il tempo dell’anno precedente sul medesimo tracciato e strapazzando senza remore avversarie qualificatissime, è andata a vincere una medaglia d’argento che rappresenta e rappresenterà per sempre la prima medaglia mondiale nella storia del Nordic Walking italiano.

Grandissimi tutti gli altri, che hanno comunque abbassato i riscontri cronometrici precedenti di diversi minuti, a conferma della validità della tecnica e delle metodiche di allenamento seguite.

Grande il nostro sesto classificato, superato solo da grandi professionisti, ma costante e progressivo come un rullo compressore; raccoglie i frutti di una stagione di allenamento scrupoloso e di fine lavoro tecnico con i coach.

Finisce nona e felicissima un’atleta alla prima esperienza mondiale, che un anno fa non avrebbe neanche lontanamente immaginato.

Peccato per lei quando un’ape dispettosa le se infila in un orecchio… un gesto istintivo per scacciarla e il giudice, teutonicamente inflessibile, alza il cartellino giallo.

Le regole rimangono regole, anche quando applicate fiscalmente: due minuti di penalità e una posizione persa, ma va benissimo così.

Qualcuno arriva invece al traguardo in lacrime per una immeritata penalità.
Un quattordicesimo rango che poteva essere un più consono decimo posto senza quel cartellino giallo, comminato non per un gesto tecnico scorretto, ma per un atto di troppa sportività nell’agevolare un sorpasso di un concorrente più veloce; una ingenuità pagata a caro prezzo.

Quindicesimo e bravissimo chi è partito dimostrandosi più forte degli acciacchi fisici che lo affliggono da tanti mesi; l’interruttore del dolore è andato su off insieme allo sparo dello starter e la testa cocciuta è stata più tenace del piede sofferente.

Grande, magari solo un po’, anch’io, a corto di allenamento per doveri di gestione della squadra, dimostrando ancora una volta che la tecnica vale più della forma fisica e che il Nordic Walking non è uno sport meramente muscolare, come troppi pensano; sedicesimo ad un palmo da atleti di calibro mondiale.

Grandi tutti, bravi tutti, grazie a tutti; risultati così non si improvvisano.

Non è certo un caso che i coach di Nordic Walking Como siano preparati tecnicamente proprio nella scuola di quei tedeschi che da anni ormai rappresentano l’eccellenza mondiale del nostro sport; chi sceglie di lavorare seriamente con loro, allievo o atleta che sia, si può avvalere di tecniche avanzatissime che in Italia sono disponibili solo presso la scuola comasca.

Cala il sipario anche sull’evento clou del 2014; presto altri nastri di partenza saranno davanti ai nostri bastoni e, dopo i risultati ottenuti, avremo ancora più occhi addosso e più avversari che cercheranno di renderci la vita dura, ma questa è la meravigliosa legge dello sport.

Dal mondiale portiamo a casa tanti ricordi indelebili, tanti volti di amici vecchi e nuovi con i quali speriamo di poterci confrontare nuovamente senza timori reverenziali e la lucida, meravigliosa consapevolezza di avere scritto un pezzetto di storia dello sport italiano, sotto forma di una medaglia d’argento che speriamo serva da sprone a tanti connazionali per andare a difendere il tricolore in giro per il mondo.

 Come ci ha detto un coach qualificatissimo: in tanti leggono la storia, a Como la scrivono.