Santa Caterina del Sasso Ballaro:
a meta’ tra storia e leggenda

vedi le foto

Giorgio Rizzi
Pubblicato su "Como e dintorni" n. 35 - luglio - agosto 2006




Tante volte, rientrando in volo dalla pianura, avevo sbirciato di sottecchi e con la mente gia’ impegnata verso un atterraggio imminente, quella chiesina schiacciata contro la roccia, poco sopra le acque del lago Maggiore.
Troppo pochi quindici metri dall’acqua, che in quella zona sprofonda fino a duecento metri, per azzardare un sorvolo e dare un occhio da vicino, cosi’ l’eremo di Santa Caterina del Sasso era rimasto per lungo tempo a solleticare la curiosita’ della mia mente, senza mai diventare una meta di week end troppo saturi di volo e di allievi piloti per potere pensare ad altro.
Ci voleva una giornata in cui Eolo la faceva da padrone tanto da mortificare ogni velleita’ aeronautica, per convincermi a recarmi piu’ normalmente in automobile presso Leggiuno, a mezza strada tra Laveno e Angera, dove una scalinata consente di scendere in pochi minuti all’eremo e di immergersi in piccolo paradiso pervaso solo dallo sciabordio delle onde contro gli scogli, mentre poche decine di metri piu’ in alto, al di la’ della ripida rupe, il traffico riempie di caos e di gas di scarico i fine settimana di un grande numero di turisti.
Narra la tradizione che nel 1170 un ricco mercante (ma piu’ probabilmente un usuraio o comunque un tipo di pochi scrupoli) stesse attraversando il lago su una piccola imbarcazione, quando le acque si agitarono tanto da fare rovesciare il fragile natante.
Alberto Besozzi, questo il nome del mercante, raccomando’ l’anima al Signore e fece voto a Santa Caterina di Alessandria che, se avesse avuto salva la vita, si sarebbe ritirato in solitudine e avrebbe dedicato alla penitenza il resto dei suoi giorni.
Il Besozzi scampo’ al naufragio e trovo’ rifugio in una grotta posta su un’alta rupe presso l’abitato di Leggiuno, il Sasso Ballaro appunto, dove fedele al voto prestato trascorse in eremitaggio il resto della sua vita, nutrendosi delle alborelle di cui facevano dono i pescatori di passaggio, in cambio delle sue preghiere e della promessa di fare da tramite per loro con il Padreterno.
Una scelta da asceta, pensarono a quei tempi, una fuga lontano dalle preoccupazioni del business, diremmo oggi, circondati come siamo da manager stressati che bramano con ogni mezzo la pace dei sensi.
Diversi anni dopo, in occasione della peste del 1195, le popolazioni della zona rammentarono di avere sotto casa un interlocutore privilegiato con la Divina Provvidenza e si rivolsero al Besozzi chiedendo intercessioni affinche’ l’epidemia fosse debellata.
Ritiratosi in preghiera, dopo otto giorni l’asceta ebbe la visione di un angelo, che consiglio’ di costruire una cappella dedicata a Santa Caterina in cambio della fine della pestilenza.
Detto fatto, a lavori ultimati la peste miracolosamente svani’; la cappella edificata e’ visibile ancora oggi in fondo alla chiesa che la inglobo’ in tempi successivi.
Probabilmente proprio alle epidemie ripetutesi nella zona sono legate le diverse datazioni dei fatti narrati, che si possono trovare su documenti risalenti al medio evo.
Ad esempio Paolo Morigia, eminente gesuita vissuto a cavallo tra il 1500 e il 1600, colloca il naufragio del Besozzi nel 1319, il che quadrerebbe con l’epidemia di peste che colpi’ la zona nel 1348, ma certamente non con la sua morte collocata nel 1205.
Comunque sia, da tempo un’aura di luogo benedetto aleggiava su quel sito, ma fu un evento registrato nel corso del seicento, quando una frana staccatasi dalla cima della rupe si arresto’ miracolosamente a pochi metri dalla tomba dell’ormai Beato Alberto Besozzi, a consacrare definitivamente l’eremo alla locale devozione.
Morto il Besozzi il complesso monastico subi’ svariate trasformazioni e vide diversi abitanti avvicendarsi sul posto.
Nel 1270 venne costruita la cappella di S. Maria Nova, quale ex voto offerto dall’aristocrazia di Ispra dopo che la zona fu liberata dalle scorribande di lupi affamati; segui’ la costruzione della Chiesa di S. Nicolao, per volonta’ di nobili residenti ad Intra.
A meta’ del 1300 si hanno notizie dell’insediamento stabile di frati obbedienti alla regola di S. Agostino prima e di S. Ambrogio poi e, tra fasti alterni si giunge al XVII secolo, ove si colloca il momento di massimo splendore dell’eremo.
Papa Urbano VIII nel 1643 emise una bolla con la quale l’eremo venne soppresso ma nel secolo successivo, grazie agli sforzi dei Carmelitani di Mantova, il loco fu riportato agli antichi splendori.
Tuttavia, nel 1770 gli Asburgo ordinarono la dismissione di tutte le case religiose minori e questo fatto segno’ per Santa Caterina del Sasso l’inizio di una lunga fase di decadimento che si estese fino al 1973 quando iniziarono i lavori di restauro.
Da allora, infatti, l’eremo e’ di proprieta’ della Provincia di Varese ed e’ stato retto fino al 1996 da una comunita’ di Domenicani, mentre oggi sono gli Oblati Benedettini a prendersi cura del sito.
Gli interventi di restauro effettuati sono minuziosamente documentati in una raccolta fotografica esposta nella sala capitolare, che testimonia l’impegno profuso dalla Provincia di Varese per riportare gli stabili alle condizioni attuali.
L’atmosfera di pace e di serenita’ interiore pervade i visitatori non appena entrati nell’antico convento: un meraviglioso porticato ad archi fa da cornice al panorama del Lago Maggiore dalle cui acque le Isole Borromee si stagliano contro il suggestivo sfondo delle cime alpine cariche di neve.
Non si puo’ non restare colpiti da un grande torchio in legno, risalente al 1759, per mezzo del quale i frati spremevano le olive e l’uva per preparare olio, vino e liquori che, assieme a ceramiche, libri, composti erboristici e prodotti delle api si trovano ancor’oggi in vendita presso il piccolo e discreto negozio sito all’ingresso del complesso monastico.
Piu’ avanti si nota il Conventino, eretto nel duecento, mentre dal secondo cortile si possono vedere la chiesa ed il campanile edificati nel trecento.
Dentro e fuori le mura, e’ tutto un tripudio di notevoli affreschi risalenti a diverse epoche, che coprono un periodo che va dal XIV al XVIII secolo; da segnalare in particolare la crocefissione attribuita a Giovanni Crespi, risalente al 1510.
Seguono la cappella di Santa Caterina e la cappella del Beato Alberto, con l'urna con le reliquie del Besozzi.
Oltre alla messa domenicale e alle cerimonie religiose organizzate da gruppi di pellegrini, Santa Caterina del Sasso e’ spesso sede di eventi piu’ secolari; ad esempio ogni anno la Provincia inaugura in questa meravigliosa cornice la stagione musicale.
In cima alla scalinata un ampio parcheggio accoglie i numerosi visitatori e pellegrini, che possono accedere alla struttura nei seguenti orari:

Marzo:
tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00
da aprile ad ottobre:
tutti i giorni dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 18.00
da novembre a febbraio:
Sabato, Domenica e Festivita’ dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00
dal 23 dicembre al 6 gennaio:
tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00

Santa Messa la Domenica e nelle Festivita’ alle ore 16.30


Informazioni:
Santa Caterina del Sasso
21038 - Leggiuno (Varese)
Tel 0332647172
Fax 0332649113