Tante volte, rientrando in volo dalla pianura, avevo
sbirciato di sottecchi e con la mente gia’ impegnata
verso un atterraggio imminente, quella chiesina
schiacciata contro la roccia, poco sopra le acque del
lago Maggiore.
Troppo pochi quindici metri dall’acqua, che in
quella zona sprofonda fino a duecento metri, per
azzardare un sorvolo e dare un occhio da vicino,
cosi’ l’eremo di Santa Caterina del Sasso era
rimasto per lungo tempo a solleticare la curiosita’
della mia mente, senza mai diventare una meta di week end
troppo saturi di volo e di allievi piloti per potere
pensare ad altro.
Ci voleva una giornata in cui Eolo la faceva da padrone
tanto da mortificare ogni velleita’ aeronautica, per
convincermi a recarmi piu’ normalmente in automobile
presso Leggiuno, a mezza strada tra Laveno e Angera, dove
una scalinata consente di scendere in pochi minuti
all’eremo e di immergersi in piccolo paradiso
pervaso solo dallo sciabordio delle onde contro gli
scogli, mentre poche decine di metri piu’ in alto,
al di la’ della ripida rupe, il traffico riempie di
caos e di gas di scarico i fine settimana di un grande
numero di turisti.
Narra la tradizione che nel 1170 un ricco mercante (ma
piu’ probabilmente un usuraio o comunque un tipo di
pochi scrupoli) stesse attraversando il lago su una
piccola imbarcazione, quando le acque si agitarono tanto
da fare rovesciare il fragile natante.
Alberto Besozzi, questo il nome del mercante,
raccomando’ l’anima al Signore e fece voto a
Santa Caterina di Alessandria che, se avesse avuto salva
la vita, si sarebbe ritirato in solitudine e avrebbe
dedicato alla penitenza il resto dei suoi giorni.
Il Besozzi scampo’ al naufragio e trovo’
rifugio in una grotta posta su un’alta rupe presso
l’abitato di Leggiuno, il Sasso Ballaro appunto,
dove fedele al voto prestato trascorse in eremitaggio il
resto della sua vita, nutrendosi delle alborelle di cui
facevano dono i pescatori di passaggio, in cambio delle
sue preghiere e della promessa di fare da tramite per
loro con il Padreterno.
Una scelta da asceta, pensarono a quei tempi, una fuga
lontano dalle preoccupazioni del business, diremmo oggi,
circondati come siamo da manager stressati che bramano
con ogni mezzo la pace dei sensi.
Diversi anni dopo, in occasione della peste del 1195, le
popolazioni della zona rammentarono di avere sotto casa
un interlocutore privilegiato con la Divina Provvidenza e
si rivolsero al Besozzi chiedendo intercessioni
affinche’ l’epidemia fosse debellata.
Ritiratosi in preghiera, dopo otto giorni l’asceta
ebbe la visione di un angelo, che consiglio’ di
costruire una cappella dedicata a Santa Caterina in
cambio della fine della pestilenza.
Detto fatto, a lavori ultimati la peste miracolosamente
svani’; la cappella edificata e’ visibile
ancora oggi in fondo alla chiesa che la inglobo’ in
tempi successivi.
Probabilmente proprio alle epidemie ripetutesi nella zona
sono legate le diverse datazioni dei fatti narrati, che
si possono trovare su documenti risalenti al medio evo.
Ad esempio Paolo Morigia, eminente gesuita vissuto a
cavallo tra il 1500 e il 1600, colloca il naufragio del
Besozzi nel 1319, il che quadrerebbe con l’epidemia
di peste che colpi’ la zona nel 1348, ma certamente
non con la sua morte collocata nel 1205.
Comunque sia, da tempo un’aura di luogo benedetto
aleggiava su quel sito, ma fu un evento registrato nel
corso del seicento, quando una frana staccatasi dalla
cima della rupe si arresto’ miracolosamente a pochi
metri dalla tomba dell’ormai Beato Alberto Besozzi,
a consacrare definitivamente l’eremo alla locale
devozione.
Morto il Besozzi il complesso monastico subi’
svariate trasformazioni e vide diversi abitanti
avvicendarsi sul posto.
Nel 1270 venne costruita la cappella di S. Maria Nova,
quale ex voto offerto dall’aristocrazia di Ispra
dopo che la zona fu liberata dalle scorribande di lupi
affamati; segui’ la costruzione della Chiesa di S.
Nicolao, per volonta’ di nobili residenti ad Intra.
A meta’ del 1300 si hanno notizie
dell’insediamento stabile di frati obbedienti alla
regola di S. Agostino prima e di S. Ambrogio poi e, tra
fasti alterni si giunge al XVII secolo, ove si colloca il
momento di massimo splendore dell’eremo.
Papa Urbano VIII nel 1643 emise una bolla con la quale
l’eremo venne soppresso ma nel secolo successivo,
grazie agli sforzi dei Carmelitani di Mantova, il loco fu
riportato agli antichi splendori.
Tuttavia, nel 1770 gli Asburgo ordinarono la dismissione
di tutte le case religiose minori e questo fatto
segno’ per Santa Caterina del Sasso l’inizio di
una lunga fase di decadimento che si estese fino al 1973
quando iniziarono i lavori di restauro.
Da allora, infatti, l’eremo e’ di
proprieta’ della Provincia di Varese ed e’
stato retto fino al 1996 da una comunita’ di
Domenicani, mentre oggi sono gli Oblati Benedettini a
prendersi cura del sito.
Gli interventi di restauro effettuati sono minuziosamente
documentati in una raccolta fotografica esposta nella
sala capitolare, che testimonia l’impegno profuso
dalla Provincia di Varese per riportare gli stabili alle
condizioni attuali.
L’atmosfera di pace e di serenita’ interiore
pervade i visitatori non appena entrati nell’antico
convento: un meraviglioso porticato ad archi fa da
cornice al panorama del Lago Maggiore dalle cui acque le
Isole Borromee si stagliano contro il suggestivo sfondo
delle cime alpine cariche di neve.
Non si puo’ non restare colpiti da un grande torchio
in legno, risalente al 1759, per mezzo del quale i frati
spremevano le olive e l’uva per preparare olio, vino
e liquori che, assieme a ceramiche, libri, composti
erboristici e prodotti delle api si trovano
ancor’oggi in vendita presso il piccolo e discreto
negozio sito all’ingresso del complesso monastico.
Piu’ avanti si nota il Conventino, eretto nel
duecento, mentre dal secondo cortile si possono vedere la
chiesa ed il campanile edificati nel trecento.
Dentro e fuori le mura, e’ tutto un tripudio di
notevoli affreschi risalenti a diverse epoche, che
coprono un periodo che va dal XIV al XVIII secolo; da
segnalare in particolare la crocefissione attribuita a
Giovanni Crespi, risalente al 1510.
Seguono la cappella di Santa Caterina e la cappella del
Beato Alberto, con l'urna con le reliquie del Besozzi.
Oltre alla messa domenicale e alle cerimonie religiose
organizzate da gruppi di pellegrini, Santa Caterina del
Sasso e’ spesso sede di eventi piu’ secolari;
ad esempio ogni anno la Provincia inaugura in questa
meravigliosa cornice la stagione musicale.
In cima alla scalinata un ampio parcheggio accoglie i
numerosi visitatori e pellegrini, che possono accedere
alla struttura nei seguenti orari:
Marzo:
tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle
17.00
da aprile ad ottobre:
tutti i giorni dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 14.30 alle
18.00
da novembre a febbraio:
Sabato, Domenica e Festivita’ dalle 9.00 alle 12.00
e dalle 14.00 alle 17.00
dal 23 dicembre al 6 gennaio:
tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle
17.00
Santa Messa la Domenica e nelle Festivita’ alle ore
16.30
Informazioni:
Santa Caterina del Sasso
21038 - Leggiuno (Varese)
Tel 0332647172
Fax 0332649113
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