Vagabondavo
l’altro giorno in un blog del quale mi aveva incuriosito il nome e nel
quale contavo di trovare qualcosa che mi riguardasse da vicino,
personalmente o geograficamente parlando.
Come spesso capita, invece, mi sono trovato in uno spazio profondamente
pervaso dall’ideologia, non diciamo di che parte per la par condicio
e, in fondo in fondo, da una certa rabbia latente e da una malcelata
voglia di dissacrare qualsiasi cosa, senza peraltro proporre nulla di
costruttivo in alternativa.
Questa non e’ certo una novita’, perche’ la nostra societa’ e’
talmente pervasa da tensioni di ogni genere, siano esse razziali,
politiche, religiose o chissa’ cos’altro, che quella “Italia della
concordia” che secondo i politici di diverse ed opposte fazioni
potrebbe rappresentare una via d’uscita per il nostro paese, mi pare
che sia davvero un’utopia irrealizzabile.
Sara’ che io sono comaschissimamente pessimista, ma a me pare che la
maggior parte delle azioni e delle parole spese in questa nazione
abbiano piu’ la finalita’ di distruggere o demonizzare chissa’
quale nemico, piu’ o meno reale, piu’ o meno esistente, piu’ o
meno stereotipato, che non quella di costruire qualcosa per il futuro.
Sempre a mio personalissimo parere, questo modo di fare arriva a livello
capillare, spingendosi persino all’interno di siti internet che
dovrebbero essere una strada in piu’ per dialogare, conoscersi,
capirsi e confrontarsi serenamente.
Stavolta pero’ il blog che visitavo mi ha colpito in maniera
particolare; ad essere messo sul banco degli imputati era nientemeno che
il Natale.
Ora, per sgomberare il campo da ogni fraintendimento, io cerco di essere
il piu’ possibile rispettoso di chi e’ “diverso” da me, sia per
motivi razziali, sessuali, ideologici o quant’altro; continuo altresė
a pensare che se qualcuno fa propria un’ideologia e’ perche’ in
buona fede la considera la migliore ed il fatto stesso di conoscere
persone che apprezzo moltissimo e che ideologicamente sono ai miei
antipodi, mi dimostra che evidentemente c’e’ del buono anche nelle
idee diverse dalle mie.
Visto che ragiono cosė, mi risulta difficile mettere in discussione una
festivita’ come il Natale che, al di la’ dei suoi contenuti
religiosi, rappresenta comunque un fenomeno culturale, un’occasione
per stare insieme, un momento di tregua dal lavoro, un momento in cui
tutti si ricordano di avere parenti ed amici, un momento in cui piu’
facilmente si e’ disposti ad essere aperti e solidali.
Certo, se andiamo a frugare nei libri di storia scopriremo che il Natale
e’ qualcosa che esisteva gia’ prima del Cristianesimo, sotto forma
di culto dedicato al Dio Sole e potremo anche imparare che in realta’
il 25 dicembre poco c’azzecca con la vera data di nascita di Gesu’
Cristo, ma e’ forse maggiormente mutuato dalla vicinanza col solstizio
d’inverno, il giorno che segna la rinascita del Sole, dato che e’ da
quel momento che le giornate ricominciano ad allungarsi.
Potremo anche scoprire che nei Vangeli molte simbologie cristiane, quali
la stalla di Betlemme, il bimbo avvolto in fasce e altre forme di
iconografia che arricchiscono il presepe, sono state scopiazzate da
altri culti o da altri testi, ma alla fine, cosa cambierebbe?
Quando avessi ben dimostrato che Gesu’ Bambino e’ nato il 4 marzo,
che era lunedė e per giunta pioveva e che quindi il Natale e’ una
bufala cosmica, cosa cambierebbe?
Quando avessi dimostrato che il Bimbo non fu avvolto in fasce, ma in un
elegante tutina prodotta da una nota azienda comasca che si occupa di
queste cose, cosa cambierebbe? Per chi vive il Natale cristianamente,
non sono questi i fatti che cambiano una fede.
Il cristiano sa che le Sacre Scritture sono piene di simbologie e non
sta a guardare se per davvero Adamo fu plasmato dal fango, Eva dalla sua
costola (ma molti traduttori sostengono che fosse una scapola), se
davvero il diluvio universale annego’ il genere umano e se Gesu’
nacque in una mangiatoia piuttosto che al Bethlehem Hilton Palace; sa
che i Vangeli furono scritti migliaia di anni fa, in un linguaggio
poetico che fosse comprensibile alla povera gente di allora, la cui
stragrande maggioranza aveva una cultura meno che minimale e sa che poi
i sacri testi passarono per mille mani e mille traduttori, quindi e’
inutile stare a fare cavilli su una mangiatoia che forse era una grotta
o su una stella cometa che, se considerata astronomicamente parlando,
muta date e luoghi della nativita’.
Per chi vive il Natale da cristiano, questo giorno non e’
semplicemente il compleanno di un uomo, come immaginava il sergente
Hartman di Full Metal Jacket che fece marciare le sue reclute al
canto di Happy Birthday Jesus Christ.
Per chi vive il Natale da cristiano questa e’ una ricorrenza sacra
densa di contenuti, al di la’ del Panettone e del presepe.
Per chi, invece non e’ credente o non e’ cristiano, Natale
rappresenta comunque una bella festivita’ nella quale si ha modo di
stare insieme, di tornare a casa, di essere un po’ piu’ lieti e
rilassati.
I flussi migratori in questi ultimi anni hanno accentuato questo
significato laico del Natale; quanti sono gli immigrati accolti dalla
nostra citta’ i quali, se pure professanti una religione diversa dal
cristianesimo, approfittano del Natale e della conseguente liberta’
dal lavoro e dalle scuole per riunirsi alle famiglie?
E quanti anziani, che magari non sono mai andati in chiesa durante tutta
la vita, aspettano con gioia l’arrivo del Natale perche’ il figlio,
trasferitosi lontano, verra’ a trovarli?
E quante altre persone, di qualunque fede ed ideologia, si lasceranno
contagiare dal clima irripetibile di quelle giornate ed avranno un
occhio di riguardo per chi sta loro intorno, altro non fosse che per
sorridere per la prima volta ad un vicino di casa incontrato in
ascensore e dirgli “Buon Natale”?
Ecco allora che volersi a tutti i costi incaponire contro una
festivita’, solo perche’ attualmente ”gestita” da una religione
alla quale si e’ ideologicamente avversi, vuole dire essere contro
anche a tutti quegli aspetti che di religioso non hanno nulla, ma di
sociale tanto.
Volere a tutti i costi togliere il “copyright” di una festivita’ a
chi attualmente la celebra, non cambia nulla a chi in questa
festivita’ crede religiosamente, ma alimenta solo quella campagna di
odio e di separazione che e’ l’ultima cosa che si vorrebbe, in una
nazione che poi ogni giorno predica la tolleranza.
La tolleranza, o meglio l’accoglienza, e’ qualcosa che deve andare
oltre il “politicamente comodo”; essere tolleranti vuole dire
accogliere anche chi quando va a votare fa una croce su un simbolo
diverso dal proprio o che manifesta una religione diversa dalla propria.
Essere tolleranti vuole dire rispettare, di conseguenza, anche chi
costituisce un simbolo per chi e’ diverso da noi e chi diffonde
messaggi diversi da quelli che si vorrebbero sentire, magari usando
proprio quel linguaggio poetico e quelle simbologie natalizie la cui
rigorosita’ storica si vorrebbe mettere in dubbio.
Io confesso la mia profonda ignoranza e non voglio qua mettermi in
confronto con gli intellettuali e gli storici, ma a me, anima semplice,
il Natale sembra una festivita’ densa di contenuti: che io poi vada a
Messa di Mezzanotte o la stessa sera legga il Manifesto o preghi Allah,
non cambia nulla.
Ma perche’, mi domando io, anima semplice, non riusciamo a carpire
quanto c’e’ di buono nelle cose, senza dividere a lotti il
“buono” e il “non buono” esclusivamente a seconda della
provenienza politica, ideologica e religiosa?
A mio parere lo spirito di Natale e’ proprio questo: poco importa se
siamo bianchi o neri, cristiani o musulmani, leghisti o terroni, di
destra o di sinistra.
La storia, la tradizione, la religione o quello che volete voi ci
mettono a disposizione un momento di riflessione e una pausa dalle
attivita’ quotidiane; proviamo ad approfittarne, per cercare di tirare
fuori il meglio che c’e’ in noi e metterlo magari a disposizione di
chi ci sta vicino.
Io dico che ne vale la pena; in mezzo a tanta gente che pensa solo a
demolire, a dissacrare, a demonizzare, a dividere con l’accetta tra il
“politicamente corretto” e il “politicamente sbagliato”, a
volere trovare il lato negativo e sporco delle cose a tutti i costi,
quando magari non c’e’ neppure, credo che sia indispensabile almeno
una volta l’anno provare a prenderci per mano e capire che c’e’
del bello e del buono anche in quell’amico la’, che vota per un
altro partito, che e’ musulmano, anche se io sono cristiano, che e’
terrone, anche se io sono comasco.
Buon Natale a tutti; qualunque sia la vostra fede e il vostro colore
della pelle lasciamoci pervadere da questa festa e, se per caso lo
spirito natalizio ci fara’ essere persone migliori anche per il resto
dell’anno, tanto meglio.
Il Natale, quando arriva arriva…
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