Il Museo Agusta di Cascina Costa

Giorgio Rizzi
Pubblicato su "Como e dintorni" n. 83 - febbraio 2011



“Gli elicotteri sono macchine complicate, pero’ sono bellissimi…”
Comincia gia’ a piacermi poco il Signor Roberto, che gentilmente mi accoglie per farmi da cicerone presso il Museo Agusta di Cascina Costa, il sancta sanctorum della produzione elicotteristica italiana; questo entusiasmo per gli elicotteri stride con tutti e cinque i sensi del sottoscritto, pilota d’aereo da fin troppi anni.
D’altra parte si sa: gli aerei volano in ossequio a precise leggi aerodinamiche, mentre gli elicotteri volano perche’ sono talmente brutti che la terra li respinge.
Ecco un adagio aeronautico che salta fuori spesso nelle discussioni tra piloti di aereo e di elicottero; per fortuna tutto questo fa parte solo di quella sana goliardia che altro scopo non ha se non quello di affratellare ulteriormente tutti coloro che, in pace o in guerra, per passione o per dovere, ogni giorno prendono le vie del cielo rinnovando la sfida con il vuoto e con la legge di gravita’
In realta’ quelli che volano amano tutto cio’ che sta per aria, si tratti di una zanzara o dello Space Shuttle e qualche sano sfotto’ alla volta di chi pilota un mezzo diverso serve solo a stemperare la concentrazione ed il rigore della gente dell’aria.
Devo tuttavia ammettere che il giorno che ho preso la strada del Museo Agusta, qualche sorriso di compatimento me lo sarei aspettato, una volta qualificatomi quale pilota d’aereo.
Invece no: la passione del Signor Roberto e degli altri volontari del Gruppo Lavoratori Agusta Seniores, che con caparbieta’ hanno voluto questo museo e che con abnegazione lo mantengono in vita, si e’ rivelata contagiosa e ha finito per coinvolgermi al di la’ dei miei radicati preconcetti sulle macchine ad ala rotante.
Appena entrati nel museo centinaia di fotografie consentono di rivivere l’intera storia dell’Azienda, a cominciare dal volo dell’AG1, un libratore con il quale il conte Giovanni Agusta, parmense di nascita ma col calore della Sicilia nel sangue, riusci’ a compiere il suo primo decollo all’inizio del secolo scorso, non molti anni dopo lo storico volo dei fratelli Wright.
Le foto parlano poi delle operazioni di volo e di manutenzione presso il campo “Gaspare Bolla” di Parma, nonche’ della fondazione dell’Azienda Costruzioni Aeronautiche Giovanni Agusta S.A. e dell’apertura della prima officina italiana a Cascina Costa, che si aggiunse  alle officine gia’ esistenti in Libia. Ci sono testimonianze anche della fondazione della MV Agusta e del suo debutto nel mondo delle motociclette, dell’accordo con Bell Aircraft Corporation per la costruzione su licenza dell’elicottero AB47 e di tutte le altre pietre miliari nella storia dell’Azienda, dall’A109 fino all’A129 Mangusta ed alla partnership con Westland.
Entrando nella sezione del museo dedicata alla tecnologia si incontra l’A103, un elicottero monoposto che effettuo’ il suo primo volo nel 1958 e che si caratterizza per essere stato costruito interamente con componentistica italiana.
Sono esposti anche due motori che mostrano gli enormi progressi tecnologici compiuti nel settore: da un pesante motore alternativo a sei cilindri capace di erogare centottanta cavalli di potenza, si passa infatti ad uno snello motore a turbina, piccolo e leggero, dal quale pero’ scaturiscono ben quattrocento cavalli.
E’ possibile ammirare il gruppo trasmissione degli elicotteri A103, AB47 ed EH101; anche al profano salta all’occhio l’enorme differenza tecnica e costruttiva che intercorre tra la trasmissione disegnata per l’A103, che doveva supportare un motore da un’ottantina di cavalli e quella dell’EH101, dietro alla quale pulsano oltre 5000 HP.
La trasmissione dell’EH101 sorprende per la complessita’ del sistema; in particolare si notano tutti i cinematismi che riducono il numero di giri dai 20.000 del motore ai soli circa 200 giri al minuto del gruppo rotore.
Sembra impossibile che un congegno cosi’ complicato, composto da non so quante parti che devono funzionare all’unisono, possa essere anche caratterizzato dall’assoluta affidabilita’ di un aeromobile, dove un guasto banale puo’ scaturire conseguenze catastrofiche; un esempio di come tecnologia, cultura della sicurezza ed ingegno umano possano dare vita a dispositivi meravigliosi.
L’impressionante gruppo rotore dell’EH101, visibile poco dopo, appare invece costruito con estrema razionalita’ e semplicita’, a dispetto dell’enorme complessita’ delle funzioni disimpegnate per consentire le variazioni di passo e di incidenza delle pale del rotore.
Tutto cio’ e’ possibile grazie all’estensivo utilizzo di materiali compositi, quali le fibre di vetro, di carbonio e di cuscinetti ad elastomeri, che consentono una ridotta manutenzione, a differenza del gruppo rotore dell’AB47 basato su tradizionali cuscinetti a sfera o a rulli, che impongono invece frequenti manutenzioni e sostituzioni.
Un discorso a parte merita l’esposizione delle pale dei rotori, costruite in diversi materiali.
Si va dai rotori piu’ datati, realizzati artigianalmente in legno, ai piu’ moderni in compositi; da vecchio aeromodellista ormai canuto mi trovo a fare scorrere le dita sul legno di un rotore dell’AB47, cercando di indovinare quali legni, quali vernici, quali colle siano stati usati per realizzare una simile meraviglia.
Domando lumi ad un tecnico oggi in pensione, ma addetto un tempo a questo particolare lavoro e lui, che mi aveva spiato silenzioso fino a quel momento, diventa un fiume in piena nel raccontare come si sceglievano le parti in legno, si soppesavano e si accoppiavano tenendo conto delle differenti densita’ e delle diverse venature.
Era un lavoro fatto piu’ con arte che non con tecnica e portava alla perfetta realizzazione del rotore ed alla sua bilanciatura, aggiungendo un pallino di piombo alla volta nell’apposito alloggiamento all’estremita’ della pala, oppure apponendo qualche pennellata di vernice di piu’, esattamente come migliaia di ragazzi di quei tempi facevano per bilanciare il loro aeromodello, la cui elica veniva mossa da un elastico attorcigliato, quando l’aeromodellismo non era ancora l’attuale mordi e fuggi dei modellini di depron venduti gia’ bell’e pronti al volo.
Sull’AB47 ho volato solo un paio di volte e rigorosamente da passeggero, non avendo mai pilotato elicotteri, ma in quelle poche occasioni non ero conscio di quanta maestria fosse contenuta nel rotore che mi sosteneva in volo, un fantastico puzzle di legni di spruce e balsa, incollati tra loro un pezzettino alla volta e sagomati da mani sapienti.
Peccato, perche’ me la sarei goduta ancora di piu’; tuttavia l’incontro con l’ex tecnico dalla rada capigliatura ha risvegliato in me un tourbillon di ricordi ed emozioni e, chiudendo gli occhi, mi e’ sembrato di sentire nuovamente il “flap flap flap” di quelle grandi pale alle quali, giovane aviere, affidai la mia sorte.
Il museo ospita anche una sezione dedicata alle motociclette, che Agusta comincio’ a costruire non appena finita la guerra, quando all'Italia fu proibita la produzione di velivoli a seguito delle clausole del trattato di pace.
Venne allora fondata la Meccanica Verghera Agusta, meglio nota come MV Agusta; dal Signor Roberto imparo che la prima moto chiamata “Vespa” fu costruita proprio qua, ma l’ingegnere che la ideo’ passo’ poi alla Piaggio, portando con se questo nome che non era ancora stato depositato e facendone poi un marchio conosciuto a livello planetario.
Tra gli esemplari esposti brilla l’invincibile tre cilindri MV con il quale Giacomo Agostini vinse decine di titoli mondiali, tramutando in leggenda la tradizione sportiva iniziata con la vittoria di Vincenzo Nencioni a La Spezia nel 1946.
Per i patiti dei motori c’e’ da farne una pelle tra i vari quattro e sei cilindri esposti, che testimoniano l’evoluzione delle tecniche costruttive alla base delle innumerevoli vittorie collezionate da MV Agusta.
Entrando nel padiglione dedicato a Caproni Vizzola ed a SIAI Marchetti, si possono ammirare alcune eliche di legno provenienti dalle officine Caproni e numerosi aeromodelli dell’epoca, alcuni dei quali in corso di restauro.
Vi e’ poi un simulatore che consente ai visitatori di cimentarsi nel pilotaggio di un elicottero, per quanto virtuale, mentre nella parte esterna del museo sono conservati un A129 Mangusta, un A109 con la colorazione celebrativa del millesimo volo ed un AB47 della Polizia.
Si possono guardare e coccolare fino a quando si vuole, per poi fare un salto nello shop del museo, dove e’ esposto un bellissimo AB47 che opero’ con i Vigili del Fuoco e fare il pieno di ogni sorta di gadget, di modellino, di abbigliamento in stile elicotteristico, oppure scegliere  un bel libro da portare a casa per ricordare una visita che vale la pena mettere in agenda.
Se faceste conto di andarci, domandate del Signor Roberto: e’ un cicerone esperto, competente ed innamorato dei suoi elicotteri.
Nessuno e’ perfetto, si sa…

Museo Agusta
Via Giovanni Agusta, 506
21017 – Cascina Costa di Samarate (VA)
Tel. 0331.220545
Fax 0331.222807

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