Vedi
il video dei campionati mondiali
Avevamo promesso che saremmo
tornati agguerriti e abbiamo mantenuto la parola.
Ancora una volta io e Daniela abbiamo preso la strada della Carinzia
austriaca, proprio al confine con la Slovenia, per partecipare al
terzo campionato mondiale di Nordic Walking.
Ancora una volta siamo stati gli unici concorrenti a rappresentare
l’Italia in questo sport che, pur raccogliendo un enorme numero di
praticanti in Europa, da noi continua ad essere pressoche’
sconosciuto e per nulla identificato in qualcosa di agonistico o
almeno di sportivo.
Al nostro arrivo, una prima occhiata alla start list ci conferma che
durante quest’anno il livello medio si e’ elevato vertiginosamente
e che domani sara’ dura tenere il passo dei piu’ forti lungo i
ventuno chilometri abbondanti della mezza maratona; ci sono anche
atleti diciannovenni e non ci consola affatto pensare che noi invece
abbiamo nipoti diciannovenni…
Nella hall riservata alla parte cerimoniale dei campionati, un noto
artista locale ha realizzato vivaci acquarelli con scritte di
benvenuto per gli atleti di tutte le nazioni convenute.
Ecco un “welcome” con un Big Ben, per i britannici, i colori del
tartan, il quadrifoglio e un “failte” per gli irlandesi, il
profilo di Stoccolma con le trecce rosse di Pippi Calzelunghe per la
Svezia e una famosa cattedrale dal nome impronunciabile per i forti
polacchi.
Per noi, sotto un “benvenuti” grande cosi’, campeggia una
pizza… l’immagine del nostro paese nel mondo evidentemente non
cambia mai.
Abbiamo scelto come divisa per le cerimonie ufficiali la tuta della
nostra squadra, la Nordic Walking Deltagolf Como, con il simbolo del
ragnetto camminatore ed il nome di Como bene in vista; d’altra parte
una grossa fetta del Nordic Walking sportivo italiano e’ qua e Como
e’ ben nota nel circuito agonistico svizzero e sud germanico che
frequentiamo abitualmente, dove di dispiaceri agli atleti locali ne
abbiamo rifilato piu’ di uno.
Toccante come sempre la cerimonia di apertura, con gli inni nazionali
ed i discorsi protocollari delle autorita’, seguiti dalla sfilata
delle squadre e delle bandiere; quando presentano l’Italia, gli
amici ed avversari dello scorso anno ci riservano un boato di
simpatia…
Poi e’ il momento dei giuramenti; atleti e giudici si alternano sul
palco, giurando che tutti seguiremo le regole e faremo nostro lo
spirito olimpico, nel segno del rispetto e della fratellanza con gli
avversari.
L’emozione si palpa nell’aria e finalmente il presidente della
federazione dichiara ufficialmente aperti i terzi campionati mondiali;
da questo momento si fa sul serio…
Nel pomeriggio abbiamo percorso in auto il tracciato di gara,
analizzandolo in ogni metro ed in ogni asperita’; e’ di sicuro
piu’ duro e piu’ tecnico rispetto allo scorso anno, di certo meno
veloce e piu’ faticoso. La pioggia recente non ha affatto migliorato
le cose nei tratti in sterrato.
Lungo il percorso campeggiano gia’ le scritte dei tifosi,
inneggianti ai campioni delle proprie nazioni, molti dei quali sono
acclamati e coccolati a casa loro come da noi lo sono i goleador.
Per noi ci sono solo l’asfalto e il fango.
Il giorno della gara le squadre piu’ accreditate arrivano alla
partenza dai loro cinque stelle sui pullman delle federazioni, con i
tecnici che si prendono cura dei materiali, gli allenatori ed i
preparatori che coccolano ogni singolo muscolo degli atleti, le
bevande isotoniche e le tabelle di gara stilate al secondo e
personalizzate per ogni marciatore.
Io e la Dani abbiamo trascorso la notte a spese nostre nella pensione
piu’ economica, abbiamo fatto colazione a pane e burro e smoccoliamo
per trovare un parcheggio per la nostra Yaris in mezzo alle auto degli
spettatori, pero’ ci siamo.
Era previsto brutto tempo, invece c’e’ uno splendido sole;
decidiamo di cambiare le gomme all’ultimo minuto, visto che il
percorso sara’ asciutto.
Sappiamo che i bastoni, gommati col battistrada nuovo, saltelleranno
di piu’ lungo i primi chilometri e questo carichera’ di piu’ le
braccia; speriamo che il tutto sia compensato da una maggiore grippe
sul terreno.
Alla partenza ci scambiamo una strizzata d’occhio, oltre alle solite
raccomandazioni da cinquantenni, che dimenticheremo un attimo dopo il
bang dello starter, mettendoci dentro l’anima, costi quel che costi;
il pubblico, ovviamente, e’ tutto per i locali, gli austriaci, ma
tedeschi e polacchi campeggiano nella loro palese superiorita’
fisica, tecnica e numerica.
“Chi siamo noi?” dico alla Dani e lei di rimando: “la Nordic
Walking Deltagolf Como!”.
Siamo comaschi prima ancora che italiani e questo e’ il nostro
orgoglio.
Lo starter chiama il count down dei secondi; facciamo scattare i
cronometri e un colpo di pistola da’ il via al mondiale; da qui
sara’ solo fatica, forza d’animo, attenzione ai rilievi
chilometrici per dosare le forze e, soprattutto, voglia di soffrire.
La partenza e’ sempre un momento caotico: centinaia di atleti si
avventano sul tracciato, cercando le posizioni migliori per affrontare
le prime curve; si cerca di non restare indietro, di non farsi
imbottigliare.
Vola qualche colpo proibito e, inflessibili, i giudici alzano i primi
cartellini gialli; qualcuno paghera’ le infrazioni al regolamento
finendo anzitempo la propria gara davanti ad un cartellino rosso.
Il passaggio al primo chilometro e’ forzatamente lento e chi ha
lasciato troppi secondi sul terreno per via di una partenza mal
gestita avra’ di che pentirsene ed arrancare per il resto della gara
per recuperare.
Poi il gruppo si sgrana e la gara vera comincia qua. I primi dieci
chilometri sono relativamente pianeggianti, facili e veloci; chi
puo’ innesta la marcia piu’ alta e cerca di mettere fieno in
cascina, perche’ al chilometro undici cominceranno le rogne serie.
Dall’undici al diciassette, infatti, ci sono sei chilometri di
sterrato, con salite, discese, tratti di bosco e di fango che faranno
la selezione vera; per chi uscira’ indenne da questo inferno ci
saranno poi quattro chilometri facili verso il traguardo.
L’aria in questa zona e’ particolarmente asciutta e il sudore
evapora subito; non capisco quanto effettivamente stia sudando e ai
rifornimenti non so quanto bere; evidentemente esagero e il
sovraccarico d’acqua si fa sentire presto sotto forma di un bisogno
impellente che metterebbe voglia di fermarsi un attimo dietro un
albero, ma un po’ per pudore e un po’ per non perdere tempo tiro
diritto.
Daniela invece compie l’errore diametralmente opposto: rifornisce
poco e soffrira’ brutalmente la sete, al punto di confessare di
avere pensato seriamente durante la gara di fermarsi a bere l’acqua
di un fiume.
Certo, se la nostra permanenza in zona e la nostra acclimatazione
fosse stata piu’ prolungata, questo problema l’avremmo risolto, ma
per venire ai mondiali abbiamo avuto la miseria di un giorno di ferie
dal lavoro e questo e’ stato il massimo che si e’ potuto fare.
Intanto gli atleti piu’ blasonati ed organizzati sono seguiti passo
passo da tecnici e allenatori che porgono le borracce con il liquido
giusto al momento giusto, comunicano i tempi degli avversari e
suggeriscono la migliore tattica di gara; noi arraffiamo bicchieri
d’acqua nei punti di ristoro, guardiamo i nostri orologi da polso e
cerchiamo di mettere in pratica l’unica tattica che conosciamo:
quelli davanti sono da andare a prendere, quelli di dietro non ci
devono passare.
I passi si sommano ai passi, la parte difficile e’ superata e il
chilometro diciassette compare come una liberazione: dovrebbe essere
facile da qua alla fine.
Invece non e’ cosi’: le leggere salite delle ultime migliaia di
metri, che ieri durante la ricognizione erano sembrate cosi’ lievi,
non si rivelano assolutamente tali con la fatica nelle gambe.
Si va avanti ormai piu’ con la forza della volonta’ che con
l’energia muscolare, poi, finalmente ecco il miraggio dell’ultimo
chilometro.
Davanti non c’e’ piu’ nessuno da prendere, dietro ormai nessuno
ce la fara’ a prendere noi e verrebbe voglia di rialzarsi e finire
con calma, ma il pubblico e’ li’ che grida e applaude.
Non sono venuti per vedere gente che se la prende comoda e non saranno
certo i comaschi a deluderli; sotto con braccia e gambe, dunque e
facciamo anche lo sprint finale.
Quando mancano forse cinquecento metri all’arrivo sento lo speaker
chiamare il nome di Daniela, che evidentemente sta tagliando il
traguardo in quel momento; non capisco cosa dice, perche’ nonostante
siamo ai campionati mondiali lui parla solo la lingua dei krauti, ma
cio’ che conta e’ che la Dani e’ circa tre minuti davanti a me,
che ho un buon riscontro dal mio cronometro. Questo dovrebbe volere
dire una buona classifica per lei.
Poi finalmente sono anch’io sulla dirittura d’arrivo; il beep del
chip agganciato alla mia scarpa destra mi conferma che il sistema di
cronometraggio ha memorizzato il mio tempo e, soprattutto, che anche
quest’anno sono arrivato al traguardo dei campionati mondiali.
Dico “danke, danke” alla ragazzina che mi mette al collo la
medaglia di finisher e le faccio un buffetto sulla guancia; lei fa
“eh eh eeeeh…” e si tira indietro con un saltino civettuolo.
Poi finalmente mi concedo cio’ che agognavo da diversi minuti:
arraffo un bicchiere di un beverone qualsiasi, cerco la Dani nel caos
della zona arrivi, vedo che sta bene e mi affloscio su una panca,
lasciando finalmente che lo schermo diventi nero.
E’ fatta.
Arrivano le classifiche: Dani e’ quinta, preceduta solo dalle
austriache e polacche di turno, che passano la vita con i bastoni in
mano invece che sedute ad una scrivania, come facciamo noi; un
risultato di tutto rispetto.
Io sono undicesimo, migliorando la posizione dello scorso anno e con
davanti, guarda caso, solo austriaci, tedeschi e polacchi; i riscontri
cronometrici ci dicono che noi, dilettanti puri, abbiamo messo alle
nostre spalle oltre la meta’ dei professionisti. Insomma, i comaschi
sono andati bene.
La cerimonia di premiazione e’ il momento della gioia, della
fratellanza, delle nuove amicizie e delle promesse di rivederci
presto; non c’e’ nessuno che, apprendendo che siamo di Como, non
ci dica “Ahhh, Lake of Como”, oppure “ComerSee”.
Il lago di Como lo conoscono davvero tutti nel mondo, persino i
concorrenti venuti dalla Namibia, che non e’ proprio a due passi;
siamo orgogliosi di questo, altro che la pizza.
E’ gia’ tutto finito; torniamo in pensione con le mail dei nuovi
amici, le foto, le medaglie nelle borse, il ricordo della stretta di
mano del campione del mondo, tanta stanchezza e tanta soddisfazione.
Stasera per una volta niente dieta: wiener schnitzel colossale,
patatine, tiramisu’ e birra a gogo’; per dimagrire prima del
prossimo campionato del mondo, c’e’ un anno intero…
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