Masaniello è tornato

Giorgio Rizzi
Pubblicato su "Como e dintorni" n. 90 - ottobre 2011




Va bene ragazzi, adesso basta.
Vi abbiamo creduto quando ci dicevate che ormai il peggio della crisi era alle nostre spalle ed era giunto il momento di ricominciare ad avere fiducia nell’economia e ad investire.
Vi abbiamo dato retta quando affermavate che ormai le borse più di così non avrebbero potuto scendere e quindi perché non rimettere un po’ dei nostri risparmi nell’azionario?
Abbiamo sopportato dei sorrisi di compatimento quando siamo venuti a comperare un po’ di franchi svizzeri per passare il week end oltre frontiera, perché secondo voi il franco era carissimo, non avrebbe mai potuto apprezzarsi di più e quindi non era il momento buono per togliere soldi dal conto corrente e mutarli in valuta pregiata.
Vi abbiamo dato fiducia persino quando ci avete rifilato le obbligazioni della Lehman Brothers, spacciandole per titoli sicurissimi e una bella mattina abbiamo scoperto che i nostri risparmi erano andati a finire in nulla.
Adesso basta.
Per carità, lo sappiamo che anche voi tenete famiglia e che, se una volta il vostro problema principale era quello di fare quadrare il dare con l’avere, adesso siete sommersi da problematiche di carattere commerciale, dagli indici di penetrazione, dagli share di mercato, perché anche per voi i tempi sono grami e, più che pensare a custodire gelosamente i nostri risparmi, dovete attivarvi per piazzare i vostri “prodotti”.
A noi però, che siamo dall’altra parte della barricata, tante cose cominciano a non andare più giù, soprattutto a noi poveretti, che siamo quelli che vi portano centocinquanta euro al mese, fatti di trenta giornate passate a limare tutto il limabile per mettere da parte cinque euro al giorno, perché hai visto mai che quest’anno si rompa la lavatrice o che si debba mettere l’apparecchio ai denti del bambino?
Noi siamo tanti, operosi e silenziosi; non facciamo parte di coloro per i quali, se si deve cambiare l’auto, basta fermarsi qualche ora di più in studio, fare un cliente in più per qualche giorno, o riuscire ad emettere qualche fattura in meno, per trovare il denaro necessario all’acquisto.
Noi siamo quelli dei cinque euro al giorno messi da parte con fatica, siamo quelli che il mutuo l’hanno acceso per due locali fuori città, che il finanziamento l’hanno fatto per la Panda con cui andare in ufficio.
Valiamo poco, economicamente parlando, ma siamo i più dal punto di vista numerico e ci farebbe piacere che il nostro mutuo fosse lo strumento per avere un appartamento decoroso dove crescere la famiglia e non una spada di Damocle che ci tormenterà per una vita; vorremmo che il finanziamento fosse una soluzione per avere un’utilitaria per andare al lavoro e non l’unica via per potere comperare un’automobile da tre soldi, pagandola ora della fine come una Limousine.
Ci piacerebbe tanto che quei cinque euro al giorno che mettiamo da parte fossero considerati un bene prezioso come i cinquanta, i cinquecento, i cinquemila euro che qualche fortunato riesce guadagnare nello stesso tempo, perché anche noi facciamo fatica a lavorare, almeno quanto chi guadagna cifre da capogiro, se non di più.
A noi interessa che i nostri cinque euro vengano custoditi con cura, vengano guardati, seguiti, coccolati e, alla bisogna, ci vengano prontamente ridati indietro senza dovere fornire mille spiegazioni, magari con un po’ di interessi attaccati sopra.
Vorremmo anche che la custodia, gelosa e precisa, di quei cinque euro avesse un costo quanto meno sopportabile.
Vorremmo capire cosa c’è scritto in tutte le cartacce che firmiamo “dove le ho messo il crocino”, senza che un commercialista ci assista per decifrare il documento e che un oculista ci prescriva degli occhiali con un paio di gradazioni in più per riuscire a leggere.
A noi basta un foglio di carta con su scritto chiaro che questo conto costa X e rende Y e se c’è scritto “costo zero”, che sia costo zero davvero.
Scoprire che in realtà si pagano decine e decine di euro in tasse, bolli e gabelle varie, non è una soddisfazione se si è firmato per un “costo zero”.
Per carità, lo sappiamo che sono soldi che vanno allo stato, che sono oneri non imposti da voi, ma quando andiamo dal salumiere, poco ci importa se della cifra che gli diamo per un etto di Bologna (il prosciutto crudo di questi tempi cominciano a permetterselo in pochi), il tot per cento serve a pagare le tasse, il tot per cento sono costi e il tot per cento guadagno.
Noi siamo gente semplice: per noi la Bologna costa una certa cifra all’etto, così come un conto corrente costa una certa cifra all’anno.
Costo zero, per noi popolo dei cinque euro, vuole dire che non costa niente, bolli e gabelle incluse, se no ci sentiamo presi per il didietro e la nostra pazienza comincia a vacillare.
Lo ammettiamo; il nostro discorso è pieno di chissà quanti errori, chissà quanti strafalcioni e persino di chissà quante immeritate critiche, ma questo è il discorso che si sente fare ogni giorno per la strada da parte del popolo dei cinque euro che, lo ricordiamo, è quello che vale poco economicamente ma tanto numericamente.
La baracca va male, credo ve ne rendiate conto al di là della consegna dell’ottimismo a prescindere che vi verrà imposta dalle vostre alte sfere e la gente comincia ad avere paura di sapere i propri risparmi investiti nel “prodotto” del momento, anziché custoditi gelosamente ed oculatamente.
Se ascoltate con attenzione il popolo dei cinque euro, vi renderete conto che sempre più gente sta macchinando di presentarsi un giorno ai vostri sportelli e chiedere indietro i propri soldini, perché sempre più gente comincia a considerare il materasso o il vano sotto la mattonella più sicuro per custodire i propri risparmi che non un istituto di credito; non pensiamo che, quando arriverà quel giorno, il popolo dei cinque euro sarà molto disponibile ad ascoltare le vostre opinioni sull’errore tragico che si starà commettendo portandosi a casa i soldi, perché troppi anni di rassicurazioni sulla solidità di mille diversi investimenti sono stati smentiti dai fatti.
Speriamo che questa realtà sia ben evidente ai vostri occhi e che vi stiate preparando di conseguenza, perché sappiamo bene che se oggi ci presentassimo in massa a pretendere indietro i nostri soldi non sareste in condizione di accontentarci.
Non è difficile allora immaginare scenari drammatici, come ad esempio quelli già visti in America Latina; la gente perderà la pazienza del tutto e le scorse settimane hanno insegnato come la protesta popolare possa dilagare più velocemente di un incendio in un pozzo di petrolio persino nella flemmatica Gran Bretagna.
E’ meglio non tenere la testa sotto la sabbia; è meglio imparare a leggere i fatti contemporanei e ad interpretare la storia, che puntualmente si ripete; le cose non succedono per caso, i tempi devono maturare e non ci vuole un attimo, ma quando tutto è pronto, a fare saltare il tappo del vulcano ci vuole poco.
Bastò un grido di Tommaso Aniello d'Amalfi, meglio noto come Masaniello, per sollevare la popolazione napoletana e costringere gli spagnoli a scendere a miti consigli dopo dieci giorni di rivolta popolare.
Masaniello non era nessuno, ma il suo grido echeggiò in un momento in cui la gente non ne poteva più e aspettava solo la scintilla per accendere un grande fuoco.
Tra il popolo dei cinque euro, di gente che non ne può più ce n’è tanta, di gente che ha paura ce n’è tanta, di gente che accarezza l’idea che prima o poi un nuovo Masaniello lancerà il suo grido ce n’è tanta.
E di nuovi Masaniello chissà quanti se ne nascondono tra la gente stanca ed impaurita; magari più decisi e più incattiviti dell’originale, che in fondo era solo il figlio un po’ pazzo di un umile pescatore.
Lo dice anche Pino Daniele che è arrivato il momento di fare attenzione e di non scherzare troppo col fuoco, perché la gente è stufa di sentirsi presa in giro; approfittando del dialetto partenopeo, Pino ci sdogana quest’ultimo concetto in maniera colorita, ma assolutamente graffiante ed incisiva:

Masaniello e' cresciuto, Masaniello e' tornato
je so pazzo, je so pazzo
e nun 'nce scassate 'o c….!!!

Fate attenzione, ragazzi; la maturità dei tempi si avvicina; rischia di essere dura.
Già che ci siamo, per cortesia, quella decina di euro che ci caricate sul conto quale commissione per la gestione del portafoglio titoli, abbiate il buon gusto di non addebitarcela più.
Fare pagare dei soldi per gestire un portafoglio titoli che contiene solo la voragine, da voi stessi creata vendendoci le Lehman Brothers, potrà essere anche legale e persino assolutamente dovuto.
Lì dentro però c’erano migliaia delle nostre giornate da cinque euro e fare pagare la custodia del ricordo tragico di anni di risparmio volatilizzati per la troppa fiducia riposta nel vostro “prodotto”, per quanto legale possa essere, a noi pare solo una cosa da miserabili…