Va bene ragazzi, adesso
basta.
Vi abbiamo creduto quando ci dicevate che ormai il peggio della crisi
era alle nostre spalle ed era giunto il momento di ricominciare ad
avere fiducia nell’economia e ad investire.
Vi abbiamo dato retta quando affermavate che ormai le borse più di
così non avrebbero potuto scendere e quindi perché non rimettere un
po’ dei nostri risparmi nell’azionario?
Abbiamo sopportato dei sorrisi di compatimento quando siamo venuti a
comperare un po’ di franchi svizzeri per passare il week end oltre
frontiera, perché secondo voi il franco era carissimo, non avrebbe
mai potuto apprezzarsi di più e quindi non era il momento buono per
togliere soldi dal conto corrente e mutarli in valuta pregiata.
Vi abbiamo dato fiducia persino quando ci avete rifilato le
obbligazioni della Lehman Brothers, spacciandole per titoli
sicurissimi e una bella mattina abbiamo scoperto che i nostri risparmi
erano andati a finire in nulla.
Adesso basta.
Per carità, lo sappiamo che anche voi tenete famiglia e che, se una
volta il vostro problema principale era quello di fare quadrare il
dare con l’avere, adesso siete sommersi da problematiche di
carattere commerciale, dagli indici di penetrazione, dagli share di
mercato, perché anche per voi i tempi sono grami e, più che pensare
a custodire gelosamente i nostri risparmi, dovete attivarvi per
piazzare i vostri “prodotti”.
A noi però, che siamo dall’altra parte della barricata, tante cose
cominciano a non andare più giù, soprattutto a noi poveretti, che
siamo quelli che vi portano centocinquanta euro al mese, fatti di
trenta giornate passate a limare tutto il limabile per mettere da
parte cinque euro al giorno, perché hai visto mai che quest’anno si
rompa la lavatrice o che si debba mettere l’apparecchio ai denti del
bambino?
Noi siamo tanti, operosi e silenziosi; non facciamo parte di coloro
per i quali, se si deve cambiare l’auto, basta fermarsi qualche ora
di più in studio, fare un cliente in più per qualche giorno, o
riuscire ad emettere qualche fattura in meno, per trovare il denaro
necessario all’acquisto.
Noi siamo quelli dei cinque euro al giorno messi da parte con fatica,
siamo quelli che il mutuo l’hanno acceso per due locali fuori città,
che il finanziamento l’hanno fatto per la Panda con cui andare in
ufficio.
Valiamo poco, economicamente parlando, ma siamo i più dal punto di
vista numerico e ci farebbe piacere che il nostro mutuo fosse lo
strumento per avere un appartamento decoroso dove crescere la famiglia
e non una spada di Damocle che ci tormenterà per una vita; vorremmo
che il finanziamento fosse una soluzione per avere un’utilitaria per
andare al lavoro e non l’unica via per potere comperare
un’automobile da tre soldi, pagandola ora della fine come una
Limousine.
Ci piacerebbe tanto che quei cinque euro al giorno che mettiamo da
parte fossero considerati un bene prezioso come i cinquanta, i
cinquecento, i cinquemila euro che qualche fortunato riesce guadagnare
nello stesso tempo, perché anche noi facciamo fatica a lavorare,
almeno quanto chi guadagna cifre da capogiro, se non di più.
A noi interessa che i nostri cinque euro vengano custoditi con cura,
vengano guardati, seguiti, coccolati e, alla bisogna, ci vengano
prontamente ridati indietro senza dovere fornire mille spiegazioni,
magari con un po’ di interessi attaccati sopra.
Vorremmo anche che la custodia, gelosa e precisa, di quei cinque euro
avesse un costo quanto meno sopportabile.
Vorremmo capire cosa c’è scritto in tutte le cartacce che firmiamo
“dove le ho messo il crocino”, senza che un commercialista ci
assista per decifrare il documento e che un oculista ci prescriva
degli occhiali con un paio di gradazioni in più per riuscire a
leggere.
A noi basta un foglio di carta con su scritto chiaro che questo conto
costa X e rende Y e se c’è scritto “costo zero”, che sia costo
zero davvero.
Scoprire che in realtà si pagano decine e decine di euro in tasse,
bolli e gabelle varie, non è una soddisfazione se si è firmato per
un “costo zero”.
Per carità, lo sappiamo che sono soldi che vanno allo stato, che sono
oneri non imposti da voi, ma quando andiamo dal salumiere, poco ci
importa se della cifra che gli diamo per un etto di Bologna (il
prosciutto crudo di questi tempi cominciano a permetterselo in pochi),
il tot per cento serve a pagare le tasse, il tot per cento sono costi
e il tot per cento guadagno.
Noi siamo gente semplice: per noi la Bologna costa una certa cifra
all’etto, così come un conto corrente costa una certa cifra
all’anno.
Costo zero, per noi popolo dei cinque euro, vuole dire che non costa
niente, bolli e gabelle incluse, se no ci sentiamo presi per il
didietro e la nostra pazienza comincia a vacillare.
Lo ammettiamo; il nostro discorso è pieno di chissà quanti errori,
chissà quanti strafalcioni e persino di chissà quante immeritate
critiche, ma questo è il discorso che si sente fare ogni giorno per
la strada da parte del popolo dei cinque euro che, lo ricordiamo, è
quello che vale poco economicamente ma tanto numericamente.
La baracca va male, credo ve ne rendiate conto al di là della
consegna dell’ottimismo a prescindere che vi verrà imposta dalle
vostre alte sfere e la gente comincia ad avere paura di sapere i
propri risparmi investiti nel “prodotto” del momento, anziché
custoditi gelosamente ed oculatamente.
Se ascoltate con attenzione il popolo dei cinque euro, vi renderete
conto che sempre più gente sta macchinando di presentarsi un giorno
ai vostri sportelli e chiedere indietro i propri soldini, perché
sempre più gente comincia a considerare il materasso o il vano sotto
la mattonella più sicuro per custodire i propri risparmi che non un
istituto di credito; non pensiamo che, quando arriverà quel giorno,
il popolo dei cinque euro sarà molto disponibile ad ascoltare le
vostre opinioni sull’errore tragico che si starà commettendo
portandosi a casa i soldi, perché troppi anni di rassicurazioni sulla
solidità di mille diversi investimenti sono stati smentiti dai fatti.
Speriamo che questa realtà sia ben evidente ai vostri occhi e che vi
stiate preparando di conseguenza, perché sappiamo bene che se oggi ci
presentassimo in massa a pretendere indietro i nostri soldi non
sareste in condizione di accontentarci.
Non è difficile allora immaginare scenari drammatici, come ad esempio
quelli già visti in America Latina; la gente perderà la pazienza del
tutto e le scorse settimane hanno insegnato come la protesta popolare
possa dilagare più velocemente di un incendio in un pozzo di petrolio
persino nella flemmatica Gran Bretagna.
E’ meglio non tenere la testa sotto la sabbia; è meglio imparare a
leggere i fatti contemporanei e ad interpretare la storia, che
puntualmente si ripete; le cose non succedono per caso, i tempi devono
maturare e non ci vuole un attimo, ma quando tutto è pronto, a fare
saltare il tappo del vulcano ci vuole poco.
Bastò un grido di Tommaso Aniello d'Amalfi, meglio noto come
Masaniello, per sollevare la popolazione napoletana e costringere gli
spagnoli a scendere a miti consigli dopo dieci giorni di rivolta
popolare.
Masaniello non era nessuno, ma il suo grido echeggiò in un momento in
cui la gente non ne poteva più e aspettava solo la scintilla per
accendere un grande fuoco.
Tra il popolo dei cinque euro, di gente che non ne può più ce n’è
tanta, di gente che ha paura ce n’è tanta, di gente che accarezza
l’idea che prima o poi un nuovo Masaniello lancerà il suo grido ce
n’è tanta.
E di nuovi Masaniello chissà quanti se ne nascondono tra la gente
stanca ed impaurita; magari più decisi e più incattiviti
dell’originale, che in fondo era solo il figlio un po’ pazzo di un
umile pescatore.
Lo dice anche Pino Daniele che è arrivato il momento di fare
attenzione e di non scherzare troppo col fuoco, perché la gente è
stufa di sentirsi presa in giro; approfittando del dialetto
partenopeo, Pino ci sdogana quest’ultimo concetto in maniera
colorita, ma assolutamente graffiante ed incisiva:
Masaniello
e' cresciuto, Masaniello e' tornato
je so pazzo, je so pazzo
e nun 'nce scassate 'o c….!!!
Fate attenzione, ragazzi; la maturità
dei tempi si avvicina; rischia di essere dura.
Già che ci siamo, per cortesia, quella decina di euro che ci caricate
sul conto quale commissione per la gestione del portafoglio titoli,
abbiate il buon gusto di non addebitarcela più.
Fare pagare dei soldi per gestire un portafoglio titoli che contiene
solo la voragine, da voi stessi creata vendendoci le Lehman Brothers,
potrà essere anche legale e persino assolutamente dovuto.
Lì
dentro però c’erano migliaia delle nostre giornate da cinque euro e
fare pagare la custodia del ricordo tragico di anni di risparmio
volatilizzati per la troppa fiducia riposta nel vostro “prodotto”,
per quanto legale possa essere, a noi pare solo una cosa da
miserabili…
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