Fra Bartolomeo Piatti da Ivrea, frate minore del convento
di San Francesco di Locarno, era sicuramente un uomo
devoto e pio, come tutti lo sono i frati cappuccini,
dediti alla preghiera, al lavoro silenzioso,
all’elemosina.
Tuttavia ne’ la tradizione popolare, ne’ altri
documenti storici, ce lo descrivono come un uomo
particolare, o di virtu’ tali da farlo spiccare tra
i confratelli che con lui vivevano nel convento di
Locarno, che si vuole fondato personalmente da
sant'Antonio da Padova nel 1229; questo almeno fino
all’anno del Signore 1480, quando si racconta che
dinanzi a Bartolomeo apparve la Madonna.
Certamente la Vergine Maria ha sempre scelto tra gli
umili e tra le persone comuni i soggetti ai quali
rivelarsi ed in questo il fraticello di Locarno non fa
eccezione, rispetto ai protagonisti di apparizioni
mariane piu’ famose e piu’ celebrate: ragazzi
qualunque i veggenti di Medjugorje, oggi ormai adulti,
che quotidianamente continuano ad incontrare Maria e a
diffondere nel mondo il Suo messaggio; bimbi
semianalfabeti i veggenti di Fatima, l’ultima dei
quali, Suor Lucia, se ne e’ andata pochi anni fa, a
una manciata di giorni da Papa Giovanni Paolo Secondo,
quasi che la Vergine li abbia chiamati a chiudere insieme
il cammino iniziato tanti anni prima in uno sperduto
villaggio portoghese.
Un’umile pastorella l’ormai Santa Bernadette
Soubirous, dinnanzi alla quale Maria si manifesto’
in una grotta di Lourdes.
Erano tempi duri per i fraticelli di Locarno: i rapporti
tra Stato e Chiesa erano molto tesi e quasi tutti i
conventi presenti sul territorio cantonale correvano il
rischio di chiusura e di confisca dei beni, mentre
parecchi dei religiosi venivano costretti ad emigrare
all’estero oppure ad abbandonare l’abito.
Si puo’ solo immaginare lo sconforto dei poveri
frati e le ore trascorse in preghiera, implorando per la
salvezza della loro casa e delle loro umili cose.
Bartolomeo era particolarmente devoto alla Vergine e si
narra che una notte, mentre egli pregava all'aperto, il
cielo si apri’ e Maria gli apparve tenendo tra le
braccia Gesu’ Bambino.
Il mattino successivo i confratelli, non vedendolo
rientrato in convento, si preoccuparono per la sua sorte
e si recarono sollecitamente a cercarlo; trovarono
Bartolomeo ancora all’aperto ed in stato estatico.
Il racconto si perde tra storia e tradizione popolare,
anche perche’ il primo documento scritto nel quale
si parli dell’apparizione e’ dovuto al canonico
Giacomo Soffio e risale al 1625, ossia 145 anni dopo i
fatti, ma l’iconografia dell’evento vuole che
Maria sia apparsa nel cielo aperto, per poi scendere sul
sentiero che da Locarno porta al "Sasso",
fermandosi sulle rocce sovrastanti.
Sicuramente le testimonianze dell’evento giunte fino
a noi, tanto il documento di Soffio quanto la relativa
iconografia, sono state realizzate rifacendosi a
tradizioni orali raccolte tra le persone del luogo e
attraverso la memoria di diverse generazioni e non
e’ quindi possibile oggi sapere con certezza dove
finiscano i fatti realmente accaduti e dove inizino
memoria popolare, fede e tradizione.
Tutti gli storici sono pero’ concordi relativamente
al fatto che un giorno Fra Bartolomeo lascio’ il
convento di Locarno e sali’ al Sasso, dove si
adopero’ per costruire una piccola cappella sulle
rocce e qui si ritiro’ in eremitaggio per il resto
dei suoi giorni.
Diverse le motivazioni che vengono date a questa scelta,
nessuna peraltro confortata da documenti storici
attendibili.
C’e’ chi dice che la decisione venne
sollecitata da una sorta di “concorrenza” con
altre congregazioni religiose, in un periodo in cui
fervevano gli esempi di costruzione di santuari dedicati
alla Madonna quali quello di Loreto, o di percorsi votivi
come il Sacro Monte di Varese o quello di Varallo.
Peraltro i tempi bui ai quali risalgono i fatti tendono a
screditare questa ipotesi, perche’ e’ difficile
immaginare che i frati di Locarno, gia’ minacciati
di sfratto, potessero pensare invece ad ingrandirsi e ad
edificare nuove strutture.
Altri autori piu’ semplicemente immaginano che la
scelta di Bartolomeo sia stata motivata dalla
necessita’ di dare una chiesa logisticamente
piu’ comoda per tutti quegli abitanti della zona che
abitavano le pendici della montagna, anziche’ le
sponde del lago Maggiore, confidando anche sul fatto che
una chiesetta periferica ed abbarbicata sui monti fosse
meno esposta alla scure dello Stato.
Sicuramente la tradizione alla quale i locarnesi sono
piu’ affezionati e devoti e’ quella che vuole
che Bartolomeo abbia seguito una precisa richiesta della
Vergine ed abbia cominciato la costruzione della prima
cappella proprio la’ dove Maria poso’ i suoi
piedi.
Purtroppo molto presto i gia’ tesi rapporti tra
Stato e Chiesa degenerarono e quasi tutti i conventi
presenti in Canton Ticino vennero chiusi.
La cappella edificata da Fra Bartolomeo e dedicata alla
Madonna del Sasso, divenne cosi’ un punto di
riferimento per i cattolici locali e, piano piano, si
affermo’ come oasi di rifugio per tutti i ticinesi
timorati del Signore.
Pochi anni dopo l’insediamento del cappuccino,
cominciarono a pervenire le prime donazioni da parte di
signori locali e fu possibile iniziare la costruzione
della chiesa vera e propria, di due altari e di una serie
di cappelle votive, alcune giunte fino a noi in ottime
condizioni, altre scomparse.
Il luogo continuo’ a crescere anche dopo la
scomparsa del pio fraticello, sia dal punto di vista
strutturale, per opera dei confratelli del convento di
San Francesco, sia nella devozione dei fedeli, aiutato
nella sua popolarita’ dalla splendida e panoramica
posizione sopra il lago e dalle grazie che la Vergine
concesse a molti fedeli che l’avevano implorata.
Gia’ nel sedicesimo secolo il santuario raccoglieva
una delle piu’ grandi collezioni di ex voto del
tempo ed era meta di pellegrini provenienti da svariate
nazioni.
L’economia e l’imprenditoria locale non si
fecero cogliere alla sprovvista da questo massiccio e
costante flusso di persone e rispose con la costruzione
di alloggi e luoghi di ristoro, con l’istituzione di
mezzi di trasporto speciali che favorivano l’accesso
dei fedeli sia via terra che via lago.
Oltre agli aspetti squisitamente morali, la costruzione e
lo sviluppo del Santuario della Madonna del Sasso ebbe un
impatto importante nella storia e nell’immagine di
Locarno in genere e di Orselina in particolare.
L’andirivieni di imponenti pellegrinaggi duro’
per secoli, raccogliendo migliaia e migliaia di persone
soprattutto dalla Svizzera e dall’Italia del nord,
fino a trasformare il Santuario nel punto di riferimento
della devozione ticinese e, parallelamente,
consentendogli di crescere in splendore architettonico.
Nel contempo i tormentati rapporti con lo stato si
appianarono ed il governo del Cantone concesse ai frati
cappuccini di insediarvisi ufficialmente nel 1848, di
gestire le celebrazioni ed ogni altra attivita’
spirituale.
Il ritorno dei frati favori’ le grandi celebrazioni
per il quarto centenario dell’apparizione, avvenute
nel 1880 e tale e tanta fu l’entusiastica risposta
della popolazione e dei pellegrini che, nel 1890,
cominciarono i primi interventi di restauro su tutto il
complesso architettonico, durante i quali il convento fu
ampliato ed assunse la forma attuale.
Gli ultimi anni furono caratterizzati dalla costruzione
di un’ulteriore cappella, detta dei Polacchi,
edificata sulla scalinata sovrastante il Santuario e dal
completo restauro degli esterni, avvenuto nel 1980, in
occasione del cinquecentesimo anniversario della
fondazione del complesso.
Oggi il Santuario della Madonna del Sasso rappresenta un
polo di attrazione per i pellegrini che vogliono
raccogliersi in preghiera dinanzi all’immagine
miracolosa della Vergine, posta sull’altare
maggiore, ma anche per miriadi di gitanti che si godono
la salita da Locarno verso il Sasso, lungo il sentiero
costellato di cappelle splendidamente decorate e per gli
appassionati di arte sacra, che possono trovare nel
Santuario pregevoli testimonianze risalenti ad epoche
diverse.
Spiccano i gruppi in terracotta che illustrano la vita di
Gesu’ e Maria, risalenti ai tempi di Fra Bartolomeo
ed attribuiti alla scuola di Francesco da Silva, gli
stucchi seicenteschi di Alessandro Gorla, la pala, opera
del Bramantino, che raffigura la fuga in Egitto.
Potete comodamente raggiungere il Santuario dal centro di
Locarno, con la funicolare che parte vicino alla
stazione, o con l’autobus che sale ad Orselina ma,
se ve la sentite, i piedi rappresentano il mezzo di
locomozione che meglio vi consentira’ di apprezzare
la meraviglia del panorama, la spiritualita’ del
cammino e del complesso architettonico.
Le funzioni sono celebrate nei seguenti orari:
Sante Messe:
Giorni feriali: 7.00, 17.00
Giorni festivi: 7.15, 9.00, 10.00, 11.00 (in tedesco),
17.00
Santo Rosario
Giorni festivi: 16.15
|