Anche
se a prima vista puo’ sembrare uno scioglilingua, per tutta la
comunita’ aeronautica mondiale l’indicativo Lima Sierra Papa Mike
corrisponde ad un punto preciso sul pianeta Terra.
Gli aeroporti, dal piu’ minuscolo al piu’ grande, sono tutti
identificati grazie ad un nominativo composto da quattro lettere che,
pronunciate secondo l’alfabeto fonetico, quello che sostituisce ogni
lettera con una parola codificata a livello internazionale, consente
di indicare con certezza l’uno o l’altro aeroporto, senza correre
il rischio di fraintendimenti dovuti alle diverse pronunce dei
toponimi.
Potete immaginare la babele di voci che percorrerebbe la frequenza
aeronautica se un francese chiedesse di sorvolare “Turencase’ll”
(Torino Caselle – Lima India Mike Foxtrot) oppure se un teutonico
volesse atterrare a “Ghinuazeztri” (Genova Sestri – Lima India
Mike Juliet) o se un partenopeo chiedesse autorizzazione
all’avvicinamento a “Mandelie’” (Cannes Mandelieu – Lima
Foxtrot Mike Delta).
Per non parlare poi dell’impronunciabilita’ di alcuni nomi, come
Schipol (Amsterdam Schipol – Echo Hotel Alpha Mike) che solo un
olandese, meglio se accanito fumatore ed affetto da raucedine, sa
sillabare in maniera corretta, oppure il minuscolo aeroporto di
Norderney, (Echo Delta Whiskey Yankee) sperduto su un’isoletta del
Mare del Nord, dove atterrai per scoprire che gli autoctoni
pronunciano il nome della localita’ con uno strano miagolio che
suona all’incirca “Nanana”…
In tutto il mondo Lima Sierra Papa Mike sta ad indicare senza tema di
errore l’aeroporto di Ambri, che sembra messo li’ a bella posta
per confermare la difficile pronuncia dei toponimi, visto che molti lo
sillabano alla francese, con l’accento sulla i’ terminale anche se
in realta’ e’ scritto senza.
Situato oltre i mille metri di altitudine, pochi chilometri a sud di
Airolo, ai piedi del massiccio del San Gottardo, Ambri rappresenta uno
dei pochissimi aeroporti di montagna aperti al traffico civile, dove i
piloti possono apprendere e mantenere vive le corrette tecniche di
decollo ed atterraggio da piste situate in quota e contribuisce
cosi’ in maniera significativa al mantenimento della sicurezza del
volo, oltre a rappresentare una buona palestra e una utile base per
coloro che operano il soccorso in montagna.
Fondato durante la seconda guerra mondiale, era originariamente un
aeroporto militare, base del Fighter Squadron 8 che opero’ nel tempo
su C35, Morane, Messerschmitt ME109, Mustang, Vampire DH100, Venom
DH112 e Hunter MK58.
Grazie alla sua posizione, protetta su tre lati da montagne alte oltre
duemilacinquecento metri, venne sempre considerato uno degli aeroporti
piu’ inattaccabili dal cielo e, grazie a questa caratteristica ed
alla sua strategica posizione a sud delle Alpi, la Swiss Air Force ne
fece per cinquant’anni una base di primaria importanza.
Ambri e’ attualmente aperto al traffico civile, dopo essere stato
dismesso dai militari nel 1994; arrivando lassu’ le sorprese non
mancano di certo, soprattutto per chi e’ abituato ad operare da
aeroporti situati in pianura e gestiti da trafficati enti del
controllo aereo.
L’aeroporto e’ PPR (acronimo di Prior Permission Required) quindi,
per potervi atterrare, e’ richiesta un’autorizzazione precedente
al volo e la guida aeroportuale, dotazione di ogni pilota, raccomanda
un’introduzione all’aeroporto, da effettuarsi con un istruttore di
volo, prima di cimentarsi da soli su questa pista incastonata tra le
montagne.
Superate queste formalita’, eccoci prossimi all’atterraggio:
raramente qualcuno rispondera’ alle chiamate radio e quindi vanno
applicate le procedure di “blind transmissions” per informare
eventuali altri traffici della propria posizione e delle proprie
intenzioni.
La prima sorpresa arriva una volta allineati per il finale: quello che
potrebbe sembrare il raccordo della pista (e in effetti lo era fino a
poco fa), oggi e’ una strada statale aperta al traffico
automobilistico; indispensabile quindi fermare le auto prima di
atterrare.
Basta premere il pulsante di trasmissione della radio per tre volte di
fila ed ecco che le barriere automatiche, simili a quelle dei passaggi
a livello ferroviari, scendono a isolare la pista: invece del piu’
familiare “cleared to land” di un controllore di volo, un forte
“biiiiip” risuona nelle orecchie del pilota, ad annunciare che le
sbarre sono scese e, per qualche minuto, la pista sara’ tutta sua.
Facendo un po’ di slalom tra le pareti delle montagne, siamo al
suolo: normale dare la precedenza a qualche automobile di passaggio,
oppure ad un’occasionale mucca al pascolo, o a tutta la serie di
persone che si godono lo spazio aeroportuale passeggiando, pattinando,
cavalcando o pedalando.
Di solito all’ufficio traffico non c’e’ anima viva: le tasse di
atterraggio si versano piu’ elveticamente in una cassetta delle
lettere.
Nessuno, in tanti anni, ha mai pensato di pagare anche solo un
centesimo meno del dovuto; altrettanto nessuno, in tanti anni, ha mai
pensato di portarsi via quella cassetta piena di denaro.
Un bell’esempio della civilta’ che caratterizza la gente
dell’aria.
Al suolo lo spettacolo e’ grandioso in qualunque stagione, anche se
raramente la pista e’ aperta nei mesi invernali per via delle
copiose nevicate che caratterizzano quella zona.
L’aeroporto giace come una pietra preziosa in un bellissimo anello,
del quale ti domandi se sia piu’ bella la gemma o la montatura.
Silenzio, montagne altissime, i tenui colori della primavera, o il
profumo del fieno tagliato durante la stagione estiva, oppure il
tripudio di colori dell’autunno completano un quadro a dir poco
idilliaco.
Intanto che si parcheggia con calma l’aereo e lo si lega al suolo,
perche’ hai visto mai che dal vicino San Gottardo non arrivi un
refolo di vento piu’ robusto, capita spesso che qualcuna delle auto
di passaggio si fermi a curiosare, o che arrivi il classico nonno col
nipotino a chiedere se puo’ fare vedere da vicino l’aereo al
bimbo, o farlo persino parlare con un pilota “vero” e non di
quelli che si vedono nei cartoons o nei film in TV.
Mentre si scattano le foto del pargolo seduto al posto di comando,
l’aereo diventa cosi’ uno strumento di aggregazione e ne viene
accentuata la sua funzione di mezzo educativo e sportivo, oltre che di
ormai indispensabile mezzo di trasporto e di lavoro.
“Ma davvero tra neanche venti minuti sarete giu’ a Locarno? Ma se
in macchina ci vuole un’ora e mezza, traffico permettendo”.
“Ma davvero con un aereo cosi’ piccolo si puo’ volare alti e
lontani? Io credevo che questi affarini fossero fatti solo per giretti
di cinque minuti”.
“Ma davvero anche i piloti di linea imparano su questi piccoli aerei
qua? Ma allora non e’ solo una attivita’ della domenica: questa
e’ la scuola di tutti i piloti!”
E un occhio ai miei capelli bianchi conforta negli occasionali
interlocutori l’idea che un pilota non e’ superman e che, di
conseguenza, cio’ che ci passa sopra la testa non e’ un fenomeno
da baraccone, ma una attivita’ umana come un’altra.
Pochi attimi dopo, appena staccate le ruote da terra, decollando verso
casa, ecco laggiu’ l’agitare di mani dei nostri nuovi amici: un
bimbo felice che mostrera’ presto agli amici la sua nuova foto in
posizione da asso dei cieli e un nonno per la prima volta conscio che
quel tipo che sta volando via e’ uno “normale”, con due gambe e
due braccia come lui.
A parte qualche aeroplanetto di passaggio e, talvolta, le evoluzioni
dei P3 Flyers, che portano il nome di Ambri in mezza Europa dipingendo
nel cielo splendide coreografie, l’unico rumore che disturba gli
abitanti del luogo e’ il sibilo del cavo che fionda in cielo
elegantissimi alianti, pronti a sfruttare le meravigliose condizioni
termodinamiche della zona per intraprendere voli di centinaia di
chilometri.
Nei tempi liberi dall’attivita’ aeronautica, la pista viene
utilmente impiegata da scuole di guida sicura che, approfittando di
uno spazio cosi’ vasto, possono fare provare agli automobilisti
situazioni particolari di fondo stradale ed insegnare loro a mantenere
il controllo dell’auto in condizioni difficili; l’aeroporto
diventa cosi’ uno strumento importantissimo anche per la sicurezza
sulle strade.
Purtroppo pero’ da qualche tempo ad Ambri tira aria di chiusura.
L’autostrada e’ vicina e a causa delle chilometriche code che
affliggono il traforo del San Gottardo, in quella zona si trasforma
per mesi all’anno in una bolgia infernale di macchine ferme e motori
accesi, con tutto cio’ che consegue in termini di rumore e di
inquinamento; cio’ nonostante c’e’ chi proprio non ce la fa a
sopportare quello spazio verde con una striscia di asfalto in mezzo,
dove tutte le movimentazioni aeree di un anno bruciano forse la stessa
quantita’ di benzina che viene emessa dai tubi di scarico in
un’ora di coda in autostrada.
Di voci se ne sentono tante: se mai si arrivera’ alla chiusura, cosa
che qualcuno ormai da’ per certo, spero almeno che davvero venga
mantenuto lo spazio aperto che esiste adesso, ma la mia non brevissima
esperienza aeronautica mi insegna che pochi mesi dopo la chiusura di
un aeroporto e dopo le relative promesse di conversione dell’area in
spazio verde, cominciano sempre a fiorire, chissa’ come mai,
palazzine e capannoni industriali, a testimonianza che la buona fede
della popolazione e’ stata un’altra volta carpita e l’ideologia
politica e’ stata sfruttata per altri e ben meno nobili fini.
Speriamo che non vada a finire cosi’: la zona e’ spettacolare e
non merita una colata di cemento a seppellire una meravigliosa pianura
della quale, allo stato attuale delle cose, la pista di volo
rappresenta la piu’ logica garanzia di mantenimento.
Intanto, se sara’ ancora possibile, chissa’ che anche
quest’estate non si riesca ad organizzare l’annuale fly in,
durante il quale vengono piloti un po’ da tutte le parti ma,
soprattutto, durante il quale le porte dell’aeroporto sono
ulteriormente aperte a chiunque voglia vedere, curiosare, capire,
imparare.
Se si potra’ fare, sicuramente verra’ reiterata la tradizione
della spaghettata gratis per tutti, piloti e spettatori, cucinata in
vero stile caserma in un enorme pentolone, dove nulla e’ piu’
efficace di un remo, sottratto dal canotto di emergenza di un aereo,
per rimescolare il tutto.
Il gusto e’ decisamente teutonico e forse offendera’ un po’ i
palati piu’ mediterranei, ma la giornata sara’ un’occasione
pressoche’ unica di stretto contatto tra mondo aeronautico e gente
comune.
Se si potra’ fare, io ci andro’ di sicuro e spero che ci verrete
anche voi: sara’ una giornata di sole, di simpatia, di spaghetti
cosi’ cosi’ e quando sarete sazi di aerei ci sara’ ancora da
passeggiare, da inerpicarvi sulle montagne, da fare il pieno di
natura.
Allora
a presto, speriamo!
Per
info: http://www.ambri-airport.ch
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