Lima Sierra Papa Mike

Giorgio Rizzi
Pubblicato su "Como e dintorni" n. 67 - giugno 2009





Anche se a prima vista puo’ sembrare uno scioglilingua, per tutta la comunita’ aeronautica mondiale l’indicativo Lima Sierra Papa Mike corrisponde ad un punto preciso sul pianeta Terra.
Gli aeroporti, dal piu’ minuscolo al piu’ grande, sono tutti identificati grazie ad un nominativo composto da quattro lettere che, pronunciate secondo l’alfabeto fonetico, quello che sostituisce ogni lettera con una parola codificata a livello internazionale, consente di indicare con certezza l’uno o l’altro aeroporto, senza correre il rischio di fraintendimenti dovuti alle diverse pronunce dei toponimi.
Potete immaginare la babele di voci che percorrerebbe la frequenza aeronautica se un francese chiedesse di sorvolare “Turencase’ll” (Torino Caselle – Lima India Mike Foxtrot) oppure se un teutonico volesse atterrare a “Ghinuazeztri” (Genova Sestri – Lima India Mike Juliet) o se un partenopeo chiedesse autorizzazione all’avvicinamento a “Mandelie’” (Cannes Mandelieu – Lima Foxtrot Mike Delta).
Per non parlare poi dell’impronunciabilita’ di alcuni nomi, come Schipol (Amsterdam Schipol – Echo Hotel Alpha Mike) che solo un olandese, meglio se accanito fumatore ed affetto da raucedine, sa sillabare in maniera corretta, oppure il minuscolo aeroporto di Norderney, (Echo Delta Whiskey Yankee) sperduto su un’isoletta del Mare del Nord, dove atterrai per scoprire che gli autoctoni pronunciano il nome della localita’ con uno strano miagolio che suona all’incirca “Nanana”…
In tutto il mondo Lima Sierra Papa Mike sta ad indicare senza tema di errore l’aeroporto di Ambri, che sembra messo li’ a bella posta per confermare la difficile pronuncia dei toponimi, visto che molti lo sillabano alla francese, con l’accento sulla i’ terminale anche se in realta’ e’ scritto senza.
Situato oltre i mille metri di altitudine, pochi chilometri a sud di Airolo, ai piedi del massiccio del San Gottardo, Ambri rappresenta uno dei pochissimi aeroporti di montagna aperti al traffico civile, dove i piloti possono apprendere e mantenere vive le corrette tecniche di decollo ed atterraggio da piste situate in quota e contribuisce cosi’ in maniera significativa al mantenimento della sicurezza del volo, oltre a rappresentare una buona palestra e una utile base per coloro che operano il soccorso in montagna.
Fondato durante la seconda guerra mondiale, era originariamente un aeroporto militare, base del Fighter Squadron 8 che opero’ nel tempo su C35, Morane, Messerschmitt ME109, Mustang, Vampire DH100, Venom DH112 e Hunter MK58.
Grazie alla sua posizione, protetta su tre lati da montagne alte oltre duemilacinquecento metri, venne sempre considerato uno degli aeroporti piu’ inattaccabili dal cielo e, grazie a questa caratteristica ed alla sua strategica posizione a sud delle Alpi, la Swiss Air Force ne fece per cinquant’anni una base di primaria importanza.
Ambri e’ attualmente aperto al traffico civile, dopo essere stato dismesso dai militari nel 1994; arrivando lassu’ le sorprese non mancano di certo, soprattutto per chi e’ abituato ad operare da aeroporti situati in pianura e gestiti da trafficati enti del controllo aereo.
L’aeroporto e’ PPR (acronimo di Prior Permission Required) quindi, per potervi atterrare, e’ richiesta un’autorizzazione precedente al volo e la guida aeroportuale, dotazione di ogni pilota, raccomanda un’introduzione all’aeroporto, da effettuarsi con un istruttore di volo, prima di cimentarsi da soli su questa pista incastonata tra le montagne.
Superate queste formalita’, eccoci prossimi all’atterraggio: raramente qualcuno rispondera’ alle chiamate radio e quindi vanno applicate le procedure di “blind transmissions” per informare eventuali altri traffici della propria posizione e delle proprie intenzioni.
La prima sorpresa arriva una volta allineati per il finale: quello che potrebbe sembrare il raccordo della pista (e in effetti lo era fino a poco fa), oggi e’ una strada statale aperta al traffico automobilistico; indispensabile quindi fermare le auto prima di atterrare.
Basta premere il pulsante di trasmissione della radio per tre volte di fila ed ecco che le barriere automatiche, simili a quelle dei passaggi a livello ferroviari, scendono a isolare la pista: invece del piu’ familiare “cleared to land” di un controllore di volo, un forte “biiiiip” risuona nelle orecchie del pilota, ad annunciare che le sbarre sono scese e, per qualche minuto, la pista sara’ tutta sua.
Facendo un po’ di slalom tra le pareti delle montagne, siamo al suolo: normale dare la precedenza a qualche automobile di passaggio, oppure ad un’occasionale mucca al pascolo, o a tutta la serie di persone che si godono lo spazio aeroportuale passeggiando, pattinando, cavalcando o pedalando.
Di solito all’ufficio traffico non c’e’ anima viva: le tasse di atterraggio si versano piu’ elveticamente in una cassetta delle lettere.
Nessuno, in tanti anni, ha mai pensato di pagare anche solo un centesimo meno del dovuto; altrettanto nessuno, in tanti anni, ha mai pensato di portarsi via quella cassetta piena di denaro.
Un bell’esempio della civilta’ che caratterizza la gente dell’aria.
Al suolo lo spettacolo e’ grandioso in qualunque stagione, anche se raramente la pista e’ aperta nei mesi invernali per via delle copiose nevicate che caratterizzano quella zona.
L’aeroporto giace come una pietra preziosa in un bellissimo anello, del quale ti domandi se sia piu’ bella la gemma o la montatura.
Silenzio, montagne altissime, i tenui colori della primavera, o il profumo del fieno tagliato durante la stagione estiva, oppure il tripudio di colori dell’autunno completano un quadro a dir poco idilliaco.
Intanto che si parcheggia con calma l’aereo e lo si lega al suolo, perche’ hai visto mai che dal vicino San Gottardo non arrivi un refolo di vento piu’ robusto, capita spesso che qualcuna delle auto di passaggio si fermi a curiosare, o che arrivi il classico nonno col nipotino a chiedere se puo’ fare vedere da vicino l’aereo al bimbo, o farlo persino parlare con un pilota “vero” e non di quelli che si vedono nei cartoons o nei film in TV.
Mentre si scattano le foto del pargolo seduto al posto di comando, l’aereo diventa cosi’ uno strumento di aggregazione e ne viene accentuata la sua funzione di mezzo educativo e sportivo, oltre che di ormai indispensabile mezzo di trasporto e di lavoro.
“Ma davvero tra neanche venti minuti sarete giu’ a Locarno? Ma se in macchina ci vuole un’ora e mezza, traffico permettendo”.
“Ma davvero con un aereo cosi’ piccolo si puo’ volare alti e lontani? Io credevo che questi affarini fossero fatti solo per giretti di cinque minuti”.
“Ma davvero anche i piloti di linea imparano su questi piccoli aerei qua? Ma allora non e’ solo una attivita’ della domenica: questa e’ la scuola di tutti i piloti!”
E un occhio ai miei capelli bianchi conforta negli occasionali interlocutori l’idea che un pilota non e’ superman e che, di conseguenza, cio’ che ci passa sopra la testa non e’ un fenomeno da baraccone, ma una attivita’ umana come un’altra.
Pochi attimi dopo, appena staccate le ruote da terra, decollando verso casa, ecco laggiu’ l’agitare di mani dei nostri nuovi amici: un bimbo felice che mostrera’ presto agli amici la sua nuova foto in posizione da asso dei cieli e un nonno per la prima volta conscio che quel tipo che sta volando via e’ uno “normale”, con due gambe e due braccia come lui.
A parte qualche aeroplanetto di passaggio e, talvolta, le evoluzioni dei P3 Flyers, che portano il nome di Ambri in mezza Europa dipingendo nel cielo splendide coreografie, l’unico rumore che disturba gli abitanti del luogo e’ il sibilo del cavo che fionda in cielo elegantissimi alianti, pronti a sfruttare le meravigliose condizioni termodinamiche della zona per intraprendere voli di centinaia di chilometri.
Nei tempi liberi dall’attivita’ aeronautica, la pista viene utilmente impiegata da scuole di guida sicura che, approfittando di uno spazio cosi’ vasto, possono fare provare agli automobilisti situazioni particolari di fondo stradale ed insegnare loro a mantenere il controllo dell’auto in condizioni difficili; l’aeroporto diventa cosi’ uno strumento importantissimo anche per la sicurezza sulle strade.
Purtroppo pero’ da qualche tempo ad Ambri tira aria di chiusura.
L’autostrada e’ vicina e a causa delle chilometriche code che affliggono il traforo del San Gottardo, in quella zona si trasforma per mesi all’anno in una bolgia infernale di macchine ferme e motori accesi, con tutto cio’ che consegue in termini di rumore e di inquinamento; cio’ nonostante c’e’ chi proprio non ce la fa a sopportare quello spazio verde con una striscia di asfalto in mezzo, dove tutte le movimentazioni aeree di un anno bruciano forse la stessa quantita’ di benzina che viene emessa dai tubi di scarico in un’ora di coda in autostrada.
Di voci se ne sentono tante: se mai si arrivera’ alla chiusura, cosa che qualcuno ormai da’ per certo, spero almeno che davvero venga mantenuto lo spazio aperto che esiste adesso, ma la mia non brevissima esperienza aeronautica mi insegna che pochi mesi dopo la chiusura di un aeroporto e dopo le relative promesse di conversione dell’area in spazio verde, cominciano sempre a fiorire, chissa’ come mai, palazzine e capannoni industriali, a testimonianza che la buona fede della popolazione e’ stata un’altra volta carpita e l’ideologia politica e’ stata sfruttata per altri e ben meno nobili fini.
Speriamo che non vada a finire cosi’: la zona e’ spettacolare e non merita una colata di cemento a seppellire una meravigliosa pianura della quale, allo stato attuale delle cose, la pista di volo rappresenta la piu’ logica garanzia di mantenimento.
Intanto, se sara’ ancora possibile, chissa’ che anche quest’estate non si riesca ad organizzare l’annuale fly in, durante il quale vengono piloti un po’ da tutte le parti ma, soprattutto, durante il quale le porte dell’aeroporto sono ulteriormente aperte a chiunque voglia vedere, curiosare, capire, imparare.
Se si potra’ fare, sicuramente verra’ reiterata la tradizione della spaghettata gratis per tutti, piloti e spettatori, cucinata in vero stile caserma in un enorme pentolone, dove nulla e’ piu’ efficace di un remo, sottratto dal canotto di emergenza di un aereo, per rimescolare il tutto.
Il gusto e’ decisamente teutonico e forse offendera’ un po’ i palati piu’ mediterranei, ma la giornata sara’ un’occasione pressoche’ unica di stretto contatto tra mondo aeronautico e gente comune.
Se si potra’ fare, io ci andro’ di sicuro e spero che ci verrete anche voi: sara’ una giornata di sole, di simpatia, di spaghetti cosi’ cosi’ e quando sarete sazi di aerei ci sara’ ancora da passeggiare, da inerpicarvi sulle montagne, da fare il pieno di natura.

Allora a presto, speriamo!

Per info: http://www.ambri-airport.ch