Ormai non lo ferma piu’ nessuno.
Il centravanti e’ una macchina da guerra, una massa
di muscoli scolpiti e di tecnica che avanza come una
furia; nessun ostacolo tra lui e la porta.
Il portiere lo guarda gelido calcolatore, come sempre
gelido e calcolatore e’ chiunque faccia un lavoro
solitario, estremo, al cui errore non c’e’
rimedio.
Tra un attimo affidera’ ad un guizzo ed alla
certezza delle sue mani la propria apoteosi, oppure
sara’ a terra, battuto, con il viso nel fango.
Invece no: uno spintone, un sgambetto, un contatto di
troppo e la massa possente del goleador si trasforma in
una valanga di muscoli, dolore e rabbia che cade, rotola
e pare non fermarsi piu’.
Il delirio della folla si trasforma in un boato di sdegno
su una curva, di sadica gioia sulla curva opposta.
Non si rialza il campione; forse e’ davvero stato
toccato duro, forse sta solo usando un po’ del suo
mestiere per riprendere fiato, invocare il rigore o
chissa’ cosa, ma intanto non si rialza.
Arrivano in due dalla panchina, corrono a perdifiato, si
accovacciano al capezzale dell’eroe ferito o
presunto tale.
Un secco no all’arbitro che con gesti plateali
indica che ci vuole la barella, che bisogna portarlo
fuori, che la partita deve riprendere.
Sta calmo, arbitro, te lo rimettiamo in sesto in un
lampo! Passa un attimo, infatti e il numero nove e’
di nuovo in piedi, zoppica vistosamente, dieci secondi
dopo corre come una lepre.
Neppure gli imbonitori del secolo scorso, che vendevano
pozioni magiche in spettacoli itineranti, sapevano
proporre rimedi tanto miracolosi.
Scrosciano applausi, questa volta da entrambi i lati
dello stadio; i due ritornano tranquilli alla panchina.
Show must go on.
E’ questo l’aspetto piu’ noto, piu’
circense e forse meno nobile dell’attivita’ dei
Medici del Calcio, ma e’ l’aspetto che si vede,
quello che fa audience, spesso l’unico che la gente
conosce.
La Libera Associazione dei Medici Italiani del Calcio
(L.A.M.I.CA.) accoglie tra i propri iscritti tutti quei
professionisti della medicina che hanno fatto dello sport
la propria vita e che, lontani dal clamore degli stadi
per sei giorni su sette, si occupano di mantenere
perfettamente a punto quelle macchine, insieme potenti e
fragili, che compongono una squadra di calcio.
Sono l’equivalente dei meccanici della Formula Uno,
ai quali vengono affidati gioielli che costano cifre a
sei zeri, affinche’ nei novanta minuti della partita
possano dare il massimo, senza rompersi, senza
rallentare, senza fermarsi.
Costituita nel 1976 a Roma, da Medici che esercitavano
l’attivita’ di Medico Sociale presso squadre di
calcio di societa’ di serie A e B, la Libera
Associazione dei Medici Italiani del Calcio ha
successivamente accolto in seguito, con la riforma
statutaria, anche i Medici delle squadre di serie C/1 e
C/2, nonche’ i Medici Federali ed i vari Consulenti
specialisti che operano nel mondo del calcio.
Lo scopo dell’Associazione e’ la piena
valorizzazione della figura e dell’opera del Medico
Sociale, mediante iniziative volte a migliorarne la
preparazione e l’aggiornamento professionale,
nonche’ a tutelarne l’attivita’
nell’ambito della Federazione Italiana Giuoco
Calcio.
L.A.M.I.CA. svolge la propria attivita’ con grande
livello di capillarizzazione, grazie alla figura del
Delegato regionale che ha il compito di collegamento tra
i Soci appartenenti alla regione e la Segreteria
nazionale per mezzo di un coordinatore facente parte del
Consiglio Direttivo.
La figura del Delegato Regionale, ha carattere di
assoluta volontarieta’ ed e’ demandata ad un
socio Socio che si sia reso disponibile.
Importante l’interscambio di relazioni e di rapporti
di reciproca amicizia e collaborazione che viene
mantenuto dal Consiglio Direttivo con altre Associazioni
di categoria di operatori sportivi del calcio
(calciatori, allenatori ecc.) nonche’ il ruolo,
decisamente piu’ istituzionale, che lo stesso
Consiglio Direttivo svolge al fine di curare la
rappresentativita’ dell’Associazione presso gli
Organi Federali Centrali e di Settore della F.I.G.C. con
la F.M.S.I. e con altre Confederazioni
(C.D.S.,A.SI.S.ME.S., ecc.)
Sotto la vigile presidenza del Dr. Enrico Castellacci, la
Libera Associazione dei Medici Italiani del Calcio
e’ stata in questi ultimi tempi in prima linea nella
lotta contro il doping, a volte come parte attiva, a
volte impegnata nella difesa di propri associati, a torto
o a ragione accusati di essere artefici del fenomeno.
“Noi medici”, dice il presidente Castellacci,
“siamo da sempre in prima linea nella lotta al
doping. Negli ultimi anni e’ stato fatto molto nel
campo della prevenzione e della consapevolezza, in
particolare grazie al Codice di Comportamento che ha
coinvolto tutte le componenti del mondo calcistico:
calciatori, medici, allenatori e preparatori atletici.
Adesso si tratta di aggiornare i mezzi per proseguire la
battaglia. Invocando maggiore repressione e
severita’ ci muoviamo in questa direzione; la svolta
e’ evidente ed il nervosismo di un anno fa ha ceduto
il posto a un’atmosfera ben piu’ distesa.
“I Medici del Calcio”, continua Castellacci,
“sono tuttavia convinti che la lotta al doping debba
essere concepita anche come tutela della salute degli
sportivi e quindi estesa, con decisione, al di fuori
delle gare”.
Di vitale importanza, secondo L.A.M.I.CA. e’
considerare il Medico Sociale come una figura centrale e
fare in modo che il processo condotto nei confronti di
Medici di squadra coinvolti in casi di doping, non si
trasformi in un processo morale ai Medici del calcio.
Soprattutto e’ indispensabile che la lotta al doping
sia condotta con l'aiuto dei Medici e non con la loro
esclusione; ogni professionalita’ coinvolta deve
impegnarsi nel proprio campo di competenze, in uno
spirito di collaborazione e di non ingerenza con gli
altri Enti o le altre forze coinvolte.
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