Il mio volo a vela

Attilio Pronzati


Recensione di Giorgio Rizzi
Pubblicato su "Volo a Vela" n. 251 Nov-Dic 1998



Non e' facile per noi scrittori della domenica, che alterniamo la passione per la cloche a quella per la penna e che cerchiamo di impugnare questi due strumenti il meno maldestramente che ci riesca, parlare di chi ha cinquant’anni di volo a vela sulle spalle senza perderci in luoghi comuni quanto mai logori ed abusati.
Mostro sacro, leggenda vivente, pietra miliare, sono definizioni che scivolano sulla carta quasi autonomamente di fronte ad una esperienza aeronautica di siffatta levatura, ma che oltre a fare crescere la barba al lettore, rischiano di recare offesa al soggetto in questione il quale potrebbe facilmente sentirsi relegato al ruolo di fossile vivente, quando dalle sue pagine sprizza invece cristallina la gioia di vivere e di trasmettere i propri ricordi e le proprie enormi conoscenze alle nuove generazioni, nonche' la volonta' di guardare sempre al futuro con lo spirito di un giovanotto, contro il quale nulla puo' l’eta' non piu' esattamente verdissima.
Nato aeromodellista, come buona parte degli ammalati di volo (mi sono commosso scoprendo di avere avuto nello storico M9 della MOVO le stesse radici aeronautiche dell’Autore), Pronzati approdo' rapidamente al volo a vela.
C’e' tutta la storia di una vita in questo volume: dai primi passi di un adolescente verso la maturita', accompagnati dalle goffe strisciate sull’erba ai comandi di uno Zoegling, arriviamo fino ai nostri giorni per riscaldarci al racconto di voli di migliaia di chilometri e di non so quante ore ai comandi di un modernissimo aliante in compositi.
Le mani insicure di quel giovane di allora, governano oggi la cloche di mezzi ad altissime prestazioni con la maestria del campione forgiata nel corso dei decenni; legno e tela si sono fatti fibra di vetro, bussola e orologio sono stati soppiantati da sofisticati GPS, le efficienze hanno raggiunto livelli impensati e forse anche il viso di quel ragazzo di cinquant’anni fa e' segnato da qualche ruga in piu', ma l’amore per il volo non e' cambiato, cosi' come non sono cambiati i cumuli, le termiche, le dinamiche, le sfide dei fuori campo.
Ci sono solo piu' esperienza e piu' tecnologia da mettere in gioco, ma l’avventura e' sempre la stessa, con ogni giorno un traguardo piu' ardito da raggiungere e da affiancare alla lunga teoria di record collezionati dall’Autore.
Anche il lettore meno incline al sentimentalismo e piu' interessato alla tecnica del volo a vela, trovera' pane per i suoi denti tra le pagine del libro soprattutto per quanto riguarda le problematiche legate alla meteorologia ed allo sfruttamento delle condizioni piu' idonee al volo veleggiato, trattate con il piglio di chi la sa lunga sull’argomento (non a caso l’Autore si e' a lungo “nutrito” alla mensa di Plinio Rovesti).
Particolare interesse suscitano i capitoli dedicati ai tentativi di record di distanza con le descrizioni delle rotte seguite ed i perche' relativi alla loro scelta; vi sono poi storie di macchine, alcune delle quali appartengono ormai alla leggenda, con cui Pronzati ha avuto il privilegio di vivere rapporti strettissimi essendone stato ora costruttore, ora collaudatore, ora pilota nei cieli di mezzo mondo, protagonista e spesso dominatore di gare ai livelli piu' elevati.
Di grande pregio la parte iconografica, con numerose immagini realmente uniche, vuoi per il loro valore storico, vuoi per l’incomparabile bellezza degli spettacoli offerti dalle montagne delle nostre zone.
In questo volume c’e' senz’altro materiale di grande interesse per tutti, volovelisti e non, ma credo soprattutto che l’Autore ci lasci un grande insegnamento di vita incarnando perfettamente la massima di Richard Bach, vate dei volodipendenti: “…un pilota ha il senso dell’avventura la' da venire…”, come dire che ne' gli anni, ne' i capelli bianchi possono rappresentare un peso per chi guarda sempre in avanti ed ha il privilegio di affidare i progetti futuri a due piccole ali che attendono nel profumo dell’erba tagliata di fresco.