Europei



Giorgio Rizzi



Ho aperto gli occhi ma, non ancora del tutto desto, lascio vagare la mente per qualche attimo nei folli pensieri del dormiveglia.
“Buongiorno”. 
La calda voce di Daniela giunge a scuotermi definitivamente dal mio torpore.
Con un gesto reso automatico dall’esperienza, gli occhi si volgono verso la finestra, cercando di capire dalla luce che trafila dalle persiane chiuse quali possano essere le condizioni del tempo. 
Le imposte si spalancano, lasciando filtrare nella stanza il pallido sole che illumina la dolce campagna danese; una luce che, se dalle nostre parti farebbe presagire una giornata appena passabile, a queste latitudini quasi fa pensare al miracolo.

Dunque mi devo proprio alzare; non ricordo di avere passato mai una notte così inquieta e sì che in genere non sono proprio un campione di sonno...
Mille fantasmi, mille paure, la preoccupazione di avere tralasciato qualche particolare, mi hanno fatto compagnia per lungo tempo, mentre due occhietti rossi e maligni, i led del caricabatterie impegnato a pompare preziosi milliampère nella radio, mi hanno spiato a lungo.
Perfetto! Cosi' sarò più rimbambito del solito, mentre tutti gli altri arriveranno al campo in ottima forma, ristorati da una solenne dormita in mezzo a questi favolosi piumini che i nordici confezionano da gran maestri.

In effetti questa volta qualche buona ragione per non dormire ce l’avevo: oggi è il gran giorno!
Fly off del quarto campionato europeo per alianti aerotrainati; già un sogno potervi partecipare, ma per me, tra gli unici dilettanti puri in un mondo di professionisti, l’idea di arrivare fino alla finale tra i top trenta in Europa, era semplicemente un’utopia.
Soprattutto dopo quello che avevo combinato l’altroieri quando, con un atterraggio così così, dovuto al poco allenamento a volare nel vento del Mare del Nord, avevo fatto precipitare la squadra dal quarto al sesto posto.
Ma evidentemente ogni tanto i miracoli succedono ed oggi siamo qua, stupiti certo, ma senza alcuna voglia di dichiararci paghi e di vendere la pelle a basso prezzo.

Silenzio tombale sul pulmino che ci porta al campo, ognuno solo con i suoi pensieri, tutti bene in forze dopo una prima colazione che da noi sarebbe un pranzo nuziale.
Sul rimorchietto sonnecchiano i modelli, tra i quali il mio ASW28. Quattro metri e zero due di fibra di vetro e carbonio, sapientemente sagomati secondo le forme suggerite da un computer dell’Università di Colonia dalle abili mani di un artigiano tedesco; una vera formula uno del cielo, marche HB-2606, immatricolato così per ricordare la data del nostro matrimonio.
HotelZeroSix per gli amici.

Arriviamo: un’occhiata alla start list e vedo che sono tra gli ultimi a lanciare. 
Ogni tanto qualcosa viene concesso dalla fortuna: potrò guardare andare via diversi piloti prima di me e,
osservando il loro comportamento in volo, potrò farmi un quadro più realistico della situazione termodinamica sopra il campo di gara, per riuscire ad andare a cercare le ascendenze con maggiore sicurezza quando sarà il mio turno.

Una formula di gara estremamente semplice: traino per tutti alla stessa quota, dieci primi di planata, un punto per ogni secondo volato, due punti negativi per ogni secondo in più od in meno ai dieci minuti.
Tutto questo aggiunto ad un coefficiente di precisione ed eleganza in atterraggio. Semplice! Semplice e spietato! Nessun margine per l'improvvisazione, niente contro cui recriminare
se il volo imminente si rivelasse un fiasco, ma solo la chiara consapevolezza che non ti resterà altro da fare che leccarti le ferite e analizzare i tuoi errori.

Aspetto buono buono un paio d’ore, guardando gli altri che sembrano non sbagliare mai, poi tocca a me.
Rapidi controlli, cavo steso, pollice alzato ed il trainatore dà tutta manetta: in un attimo siamo in volo.
Non c’è bisogno di parlarci: la salita è già stata pianificata nel corso di un accurato briefing pre-volo; abbiamo chiarito dove, come e quando voglio le virate, quale rateo di salita e quali assetti al momento dello sgancio.
L’aereo-madre va su sicuro ed io gli sto dietro, fiducioso come un cucciolo. Salita rapida, poi l’altimetro scatta liberando il cavo mentre il traino vira secco a sinistra, levandosi di torno per non creare ulteriore turbolenza.
Tiro su il muso all'aliante, spremendo gli ultimi centimetri di quota, passo sui riferimenti del traguardo; con teutonica precisione il cronometrista mi conferma: “
HotelZeroSix, good start!”.
Daniela fa scattare il cronometro e sono in gara.

Dieci minuti di agonia, sudando, gemendo, imprecando e, soprattutto, prendendo decisioni, pregando Dio che non siano decisioni sbagliate.
Trovo subito una discreta ascendenza, ma mi sembra che vada un po’ troppo in là; so che lasciando allontanare troppo
HotelZeroSix perderei in finezza di pilotaggio quello che l'ascendenza mi sta regalando sotto forma di quota.
Allora la lascio sperando in qualcosa di più vicino.
Ma non c'è niente; decido di aumentare la velocità, perdendo così quota, per andare ad esplorare altri settori del cielo, dove i concorrenti precedenti a me avevano agganciato discrete termiche.
Butto giù il muso all'ASW28, apprezzando il sibilo delle sue winglets alari; trovo un settore dove c'è almeno uno zero a scendere.
Buono anche questo, non lo mollo perché mi regala dieci secondi per rilassare la mente e studiare le prossime mosse.

I secondi non passano mai... giuro che questa è l’ultima volta, ma chi me la fa fare?
Dico sempre così e poi...

Quattro minuti, forse qualcosa a salire, vuoi vedere che ce la facciamo?
Aggancio bene, sono dentro, cerco di disegnare nel cielo delle spirali più precise possibile, perché dopo il picchiatone di prima adesso ogni centimetro di quota è vita. 
Sono impegnatissimo a tenere il direzionale con un pollice ed a contrastare l'overbanking con l'altro, con il quale controllo alettoni ed elevatore, quando arriva l’urlo: "sette primi"!
Ho tre minuti esatti per mettere giù
HotelZeroSix, preciso al secondo, preciso nel contatto, preciso ed elegante nel circuito di atterraggio.

Qua ci si gioca la gara; un rimbalzo, o dieci centimetri fuori dalla center line e il giudizio dei commissari di gara sarà impietoso.
Le dita scattano in automatico ad azionare il comando degli aerofreni e ZeroSix, muso basso e sibilo costante, comincia a sprofondare nella sua lenta ma decisa discesa verso la madre terra.
Arrivo a quota di circuito: da qui parte il giudizio di eleganza, dirimente a questi livelli competitivi; tornano utili le migliaia di circuiti aeroportuali fatti, questa volta da pilota “vero”, su altrettanti aeroporti nel mondo.

Ho qualche nodo di velocità di troppo e allora allargo un pelo il sottovento per smaltire l'inerzia, mentre lavoro preciso di aerofreni come se accarezzassi il sederino di un neonato, mentre Daniela con olimpica calma, ma come fa?, chiama il count down degli ultimi secondi.
Trenta secondi, viro in finale, carrello giù, stai dritto, venti secondi, quindici, di nuovo gli aerofreni estesi, dieci, tieni la center line, cinque, quattro, tre, aerofreni dentro per un dolce contatto, due, uno, ali livellate, dieci minuti, dieci e uno, touch down! 
Buono, accidenti, buono, fuori tutta la biancheria, tienilo diritto e lascialo fermare.

L'ASW28 ferma la sua corsa coricandosi su di un’ala; sembra soddisfatto, mi guarda con un’aria che non lascia dubbi su ciò che pensa di me, dopo questo avvicinamento a velocità da rallyman e non da orchidea del cielo, quale lui indubbiamente è, ma intanto è a terra e forse abbiamo anche combinato qualcosa di buono.

Ronzio di stampanti laser che stilano le classifiche del volo; arriva Gaston, meccanico ed insostituibile tuttofare della squadra. 
Pollice alzato e sorriso a trentadue denti; col suo accento sudamericano, per nulla mitigato da anni di permanenza in Italia mi grida: "segundo".
Il bello di questa specialità è che tutto è in gioco fino all'ultimo e la capacità di non mollare mai e di restare concentrati, ora della fine paga sempre.

Questo eccellente volo significherà un terzo posto finale a squadre ed un sesto individuale per me, nonché un secondo posto tra i non professionisti.
Passa la barba bianca di Werner, infallibile ed ineffabile campione tedesco, ovviamente vincitore anche oggi; una pacca sulle spalle ed un "Gut gemacht Ghiorghio!" che, detto da un tale asso, resterà il ricordo più gradito ed il più bel premio di questi europei.

Serata in relax in albergo; HotelZeroSix, già smontato e riposto nel cassone ronfa soddisfatto. 
La squadra mi festeggia gettandomi vestito in piscina, facendo fuori il mio orologio che, nell’eccitazione del momento, dimentica per un attimo di essere stagno.
Torniamo in stanza, Daniela ed io, per asciugarci. ZeroSix apre un occhio e mi sibila - "Festeggia campione, festeggia; stavolta ne hai combinata una giusta...".
Che insopportabile saputello è, talvolta, ZeroSix; si prende delle libertà perché sa che in fondo lo adoro.
Non vinco mai "io"; se vinciamo, vinciamo "noi".

Serata in allegria, divise eleganti e sul podio col tricolore, poi tutti a nanna; domani ci aspettano molti chilometri verso casa.
È stata una lunga giornata… chissà, forse stanotte dormirò.