“E’
l’ora di andare; e’ l’alba: il momento piu’ bello per iniziare
la salita verso i monti.
Allora i pensieri cominciano a correre, ma e’ una trama tortuosa come
il sentiero che stai percorrendo ancora nell’ombra; poi il primo
raggio di sole e i colori che tu vuoi scrivere li trovi davanti agli
occhi.
I
racconti nascono cosi’, senza un perche’: forse perche’ li hai
sognati o forse perche’ avresti voluto sognarli.”
Ci
sono due cose che un uomo non dovrebbe mai confessare, nemmeno sotto
tortura: di sapere usare un trapano elettrico e di sapere smanettare su
un computer.
Chi nella propria vita e’ stato cosi’ stolto da rendere pubbliche
queste capacita’ non fara’ fatica a darmi ragione: parenti ed amici
si affollano alla porta, ora per farsi appendere uno scaffale, ora per
installare i nuovi accessori del bagno, ora per realizzare una tabella
in Excel o per riordinare le foto della prima comunione, correggendo gli
occhi rossi di Zia Rosina o ammorbidendo un po’ la pelata di nonno
Antonio, che col flash davvero spara oltre ogni limite.
Se poi siete i fortunati proprietari di un MacIntosh professionale,
corredato di ogni moderno applicativo dedicato all’editoria, state
attenti a come vi muovete: il nemico e’ alle porte.
Capito’
cosi’ che un giorno, il mio caro, sincero e vecchio amico Natale,
conoscendo il gioiello informatico che tengo sulla scrivania, mi
chiamo’ al telefono e disse: “Ehi, Giorgio, vecchia quercia
avvizzita, ma tu, i tuoi libri, da chi li hai fatti impaginare prima di
consegnarli all’editore?”
Domanda trabocchetto nel quale, in completa buona fede, caddi come una
pera cotta.
“Mah, sai, Natale, un po’ per divertimento, un po’ per
soddisfazione personale e, francamente, un po’ anche per economia, me
li sono impaginati da me, col mio Mac e, come avrai visto, sono venuti
anche benino”.
“Ma dai”, replico’ lui, “e ti sei fatto da solo anche le
copertine?”
“Si’, pasticcio un po’ anche in Photoshop e con la pazienza ho
tirato fuori dei discreti risultati; poi sai che ho lavorato anni in
agenzia e, anche se li’ facevo il Direttore Medico, ho visto i ragazzi
della grafica all’opera, ho rubato un po’ del loro lavoro, giusto
per diletto e ho imparato alcuni trucchetti e alcune cosette che servono
ad avere migliori risultati”.
“Ah, beh, sai: ho qua un libro che ho appena scritto e che vorrei
pubblicare; mi dai una mano a buttarlo giu’ in grafica?”
Vecchio Natale, compagno di mille avventure, amico di una vita
ormai lunga; sapevi bene che non avrei mai potuto dirti di no…
Ed eccolo qua il Nat, attraversare la porta del mio studio carico di
floppy e CD con dentro il parto letterario della sua mente e altrettanto
carico di speranza di ripartire alla sera con un prodotto buono per
l’editoria.
Dovete sapere che il Natale ha due grandi amori: la fotografia e la
montagna; fin troppo facile mettere insieme le due cose e realizzare uno
scritto nel quale immagini mozzafiato si intersecano a parole dalle
quali passione, avventura, amore, fatica e sudore stillano genuini, come
genuino e’, oltre ogni ragionevole dubbio, il loro Autore.
Per
la verita’, a questi amori dovremmo aggiungere anche la legittima
Signora, ma sapete bene come la compagna di qualcuno che coltivi grandi
passioni nell’animo debba sapere farsi piccola e silenziosa, quando il
richiamo dell’avventura si fa sentire.
Lo
sa mia Moglie, che mi vede partire per la tangente appena vedo un paio
d’ali, lo sa la Moglie di Natale, quando corde e piccozza cantano come
Sirene ansiose di attrarre un marinaio sugli scogli.
Sta di fatto che dallo scritto di Natale, finalmente impaginato e dato
alla stampa, traspaiono emozioni che solo chi le ha provate puo’
descrivere, intervallate da fotografie che non sono semplici documenti
di un bel panorama, ma trasposizioni in immagine di uno stato d’animo,
scattate in quel particolare momento di pienezza, di gioia, oppure di
fatica, di freddo, di voglia di farcela ad arrivare in cima.
Eccoci
impegnati con l’Autore a risalire lo spigolo del Badile; eccoci adesso
sul Monte Rosa nella nebbia e nel freddo di un’estate balorda.
Poche pagine ancora ed ecco un inaspettato incontro sulla Greina e poi
il Sassolungo, il Cimon della Pala, e poi e poi e poi…
Sono parole semplici di chi, quando veste i panni dello scalatore,
dimentica la giacca, la cravatta e i gradi dirigenziali che indossa
tutta la settimana nella serieta’ dell’ufficio, ma sono parole
sincere e dirette, come sinceri e diretti sanno essere solo la montagna
e pochissimi altri luoghi od umane attivita’.
Il volume e’ edito da Macchione, sempre attento agli autori
“minori”, ma carichi di sentimento e di contenuti ed ancora una
volta pronto ad avallare col proprio nome le parole di una new entry in
ambito letterario, certo di offrire al lettore un prodotto di qualita’.
Anche alcune librerie del centro hanno fatto altrettanto e ospitano il
libro del mio caro amico; con diciotto euro, vi porterete a casa un
pezzetto del sentimento di un comasco DOC.
Non aspettatevi le dimensioni di un’enciclopedia: “Camminando
all’alba” e’ composto da una cinquantina di pagine, immagini
comprese, ma si sa che i montanari sono gente di poche parole, pero’
ognuna di esse e’ densa di significati.
Giusto per la cronaca, il mio lavoro di progetto grafico e di
impaginazione del libro e’ stato fatto a mero titolo di affetto nei
confronti di chi e’ da sempre un vero amico pero’, in fondo in
fondo, ho avuto anch’io un discreto tornaconto; una sera, infatti,
Natale mi ha ospitato a casa sua per ringraziarmi del lavoro svolto e
per festeggiare la pubblicazione di “Camminando all’alba”.
In quella occasione ho potuto gustare un risotto assolutamente degno di
nota; d’altra parte il risotto del Nat e’ famoso fin dai tempi in
cui si calcavano insieme le piste innevate, emulando le gesta degli eroi
della valanga azzurra, di cui l’Italia si fregio’ negli anni
settanta.
Avevamo vent’anni allora e siamo molto cambiati, almeno nell’aspetto
fisico.
Il risotto no, e’ sempre quello: delizioso, sincero, semplice e
saporito; niente zafferano,ma una bella sberla di salsiccia sopra!
“Camminando all’alba” e’ esattamente la stessa cosa; potra’
piacervi, oppure no, ma vi mostrera’ il volto di una persona vera, che
vive di una passione che non lascia spazio al compromesso o alle manie
di grandezza.
Per dirla con Natale:
Nella
luce di un tramonto
puoi rivedere i tuoi momenti grandi,
ma io ti dico:
la
felicita’ e’ fatta di piccole cose,
e’ mutevole e leggera
come le nuvole
rosse all’orizzonte…
|