Io ho ottantasei anni.
Gli aeroplani mi hanno folgorato che ne avro' avuti otto;
quindi sono settantotto anni che questo pallino mi
rintrona il cervello.
Fu un grosso biplano che passo' da sud a nord mentre ero
sul terrazzino, al secondo piano della mia abitazione a
Tradate.
Doveva essere un Caproni della Prima Guerra Mondiale; era
abbastanza basso per vederlo come macchina, come qualcosa
che era stato costruito da noi, esseri umani, anche se la
mia era ancora una appartenenza presuntuosa.
Mi colpi', perche' li' sopra c'erano degli uomini e
perche' era stato pensato e costruito dagli uomini.
Fu qualcosa che mi entro' dentro, mi fece pensare e, da
allora, quando sentivo il rumore di un aeroplano,
(perche' non si puo' dire solo rombo del motore), correvo
a cercarlo nel cielo e lo seguivo con emozione.
Cominciai a cercare giornali, riviste che parlassero di
aeroplani, a leggere sui giornali quando riportavano
qualche impresa particolare; erano i tempi dei primi
grandi voli: Ferrarin da Roma a Tokyo, poi il periplo di
De Pinedo da Roma a Tokyo e la circumnavigazione
dell'Australia con ritorno in Italia sul biplano SM
"Gennariello", poi Lindbergh da New York a
Parigi; la Coppa Schneider del 1926 con De Bernardi sul
Macchi Castoldi M39 e, via via, le Crociere di Balbo.
Un giorno trovai la pubblicita' di una ditta di Milano
che costruiva modelli volanti.
Risparmiai ancora qualche lira, per arrivare a 75, con
cui comperarmi il modello, presuntuosamente denominato
"Bellanca", dal nome di un costruttore italiano
negli Stati Uniti.
Entrai in possesso del mio modello, che i miei genitori
misero sopra l'armadio della loro camera da letto e li'
resto' sino alla fine positiva degli esami di prima
media.
Mi sono dilungato con questo racconto perche' la lettura
de "L'Asso di Cuori" di Giorgio Rizzi, che ho
conosciuto tramite l'amico Adriano Sandri, mi ha fatto
rivivere tutta una vita di personalissime emozioni
difficilissime da esprimere, ma che Giorgio Rizzi ha
saputo far vibrare con efficacia.
Lui dice di non essere uno scrittore; io, invece, la
penso molto diversamente.
"L'Asso di Cuori" e' un libro che gli Aviatori
godranno molto e che, per chi non conosce ancora il volo,
potra' essere, ripeto, una folgorante rivelazione.
Complimenti
sinceri a Rizzi e a Sandri, due persone speciali,
che rinfrescano l'anima a incontrarle in questi tempi
grigi e piatti che stiamo vivendo.
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